venerdì 16 giugno 2017

ARGENTINA TRA NARCOCRAZIA E NARCOSTATO. DALL’INERZIA ALL’ALLERTA di JUAN ANIBAL GOMEZ

Traduzione di: F.M.A.
 
 

L’operazione Sapucay di Itatì, è stata un esempio di narcostato in Argentina.

Il termine narcostato (da narco = droga e stato = insieme di due istituzioni) è un neologismo che viene applicato a quei paesi in cui le istituzioni politiche vengono fortemente influenzate dal narcotraffico. Il termine deriva da quello di “Stato profondo” (in turco: derin devlet) che indica le relazioni tra forze di sicurezza, mafia e gruppi settaristi. Secondo Peter Dale indica la simbiosi tra i governi (in particolari dei servizi segreti) e le organizzazioni criminali.

Nel narcostato, i dirigenti svolgono contemporaneamente gli incarichi di funzionari governativi e di membri del circuito del traffico illegale di droghe e narcotici, protetti dal proprio potere legislativo.

L’uso del termine venne introdotto nel 1980, con la comparsa di potenti organizzazioni mafiose in Colombia.

ESEMPIO DI NARCOSTATO A ITATI, PROVINCIA DI CORRIENTES.

Le conseguenze dell’”operazione Sapucay”, nella località di Itatì, provincia di Corrientes, dimostrano chiaramente quali siano il grado di impunità, di codici e di costrizioni, che hanno generato il narcostato municipale.

La gestione delle operazioni anti narcotraffico da parte della Dtt.ssa Patricia Bullrich, ministro della sicurezza nazionale, hanno dimostrato una volta per tutte la volontà politica di attuare queste operazioni, e la forza morale di rifiutare pressioni politiche che vorrebbero evitare di intervenire con tanta severità in quei settori che, impunemente, stanno applicando i codici del narcostato sviluppandoli come norme di vita.

E’ stata in parte sgominata una banda, formata da almeno 37 persone, che nel giro di un anno è riuscita a trafficare 15 tonnellate di marijuana, con lo smercio e il trasporto di 6.000 kg di erba a settimana; inoltre, è stata proprio la loro impunità ad aver dimostrato il modo in cui i suoi membri reclutavano i ragazzini all’uscita delle scuole per farli lavorare come “Chajà” (i cosiddetti “pali”) perchè dessero l’allarme in caso arrivasse la polizia nel momento in cui si trafficava la droga.

La località di Itatì, ubicata a 80 km dalla capitale correntina, lungo la costa del fiume Paranà al confine con l’Uruguay, conta 7.900 abitanti, e nel 2016 vi è stato sequestrato il 31% del totale della marijuana sequestrata in tutta la provincia. Si è ipotizzato che la droga entrasse in città tramite imbarcazioni provenienti dall’Uruguay, e che venisse in seguito smerciata nella capitale federale e in sette provincie dove “il valore della commercializzazione sarebbe più elevato”.

Il sindaco della città di Itatì, Natividad “Roger” Teràn, e il suo vice, Fabio Aquino, sono stati arrestati, insieme ad altri, tra cui la sua stessa figlia; tra essi troviamo: il commissario di Itatí, Diego Osvaldo Ocampo Alvarenga; il sergente Mario Oscar Molina con l’agente Gabriela Natalia Quintana; il vice commissario della Polizia Federale Argentina (PFA) Rubén Ernesto Ferreyra con il sergente Carlos Víctor López, e il secondo Comandante della Polizia Nazionale Fernando Gabriel Alcaraz, tutti coinvolti in una megacausa per narcotraffico per un totale di 46 capi d’accusa. Sono stati inoltre arrestati diversi membri delle forze di sicurezza e un avvocato, stando a quanto dichiarato dalle fonti ufficali, che si aspettavano la detenzione per tutti gli imputati per traffico, smercio e distribuzione di droga in posti diversi.

COS’E’ UN NARCOSTATO?

Un narcostato non nasce da un giorno a un altro, servono condizioni favorevoli perchè questo si sviluppi tramite la corruzione, l’immoralità e la mancanza di scrupoli di certi personaggi che, date determinate circostanze, mettono a punto un preciso piano strategico. Per raggiungere questo status, un paese o un territorio devono essere caratterizzati da mancanza delle autorità, gravi deficienze legali, apparato statale debole e funzionari permeabili alla corruzione. Inoltre devono essere presenti una serie di irregolarità e di ingiustizie sociali, per cui certe fasce della popolazione diventano vulnerabili, a causa dell’aumento della povertà e dell’abbandono da parte delle autorità dinnanzi ai bisogni della suddetta popolazione. Il narcostato si basa sulla complicità a tutti i lvelli di governo, che vanno da semplici persone “vicine” ad alti funzionari, che non capiscono che di fronte all’assenza dello stato, le suddette necessità passano ad essere di competenza del narcotraffico, proprio a causa dell’emarginanzione e dell’abbandono da parte delle autorità che, per mancanza o incapacità di gestione, di convivenza ma anche di connivenza con i narcos, a volte creano appositamente questo terreno favorevole al potere narco.

IL NARCOTRAFFICO

Il narcotraffico è un problema le cui dimensioni sovranazionali si sono espanse notevolmente negli ultimi 30 anni. Si tratta di un commercio illecito che si sviluppa attraverso diversi territori nazionali, tramite il traffico, l’elaborazione, la distribuzione e la commercializzazione della droga ed infine, il riciclaggio del denaro e l’investimento dei profitti. In questo modo, si evolvono e si preparano i nuovi scenari che si presentano, come evidenziato dalla proliferazione delle droghe sintetiche, che hanno acquisito maggior rilevanza, e che a loro volta hanno posto l’attenzione sui precursori chimici, per i quali un primo segnale di narcostato si è già visto riflesso nella stessa Sedronar, nella precedente gestione del direttore Granero (causa aperta insieme ad 8 funzionari dello stato).

Allo stesso tempo si tratta di un problema che affligge seriamente la governabilità delle democrazie, per le conseguenze sociali e politiche che è in grado di provocare. Infatti comprende una forte componente di violenza utilizzata da bande, mafie e cartelli, sia per proteggere i propri interessi, sia per intimidire e attaccare la polizia e quei funzionari statali che rappresentano una minaccia per il negozio illecito. Inoltre, implica un alto potenziale di corruzione, dato che per favorire le proprie attività clandestine cercano di coinvolgere membri delle forze di polizia, del potere giudiziale e anche le autorità legislative ed esecutive. Infine, la propria attività economica, specialmente quella legata al riciclaggio del denaro sporco, contribuisce a generare un’economia sommersa che influenza quella formale.

Parlare di narcotraffico, in molti casi, significa parlare dello stato. È impossibile cercare di capire questa attività senza prendere in considerazione il ruolo che lo stato ha avuto nella sua nascita, mentre dichiarava illegali la produzione, il traffico e il consumo di droga. Così come è difficile capire l’espandersi del suo potere e del suo raggio d’azione senza protezione da parte dello stato. Ovviamente, stiamo parlando di una (non) santa alleanza, di un accordo che ha alla sua base la corruzione, ma che va oltre questa; in fondo, ciò che abbiamo visto per il XX secolo, è un matrimonio di convenienza tra narco e stato.

Dobbiamo essere chiari, non solo sul beneficio personale e illegittimo che ottiene un funzionario incaricato di combattere il narcotraffico e che si gira dall’altra parte quando passa un carico di droga, ma soprattutto sui benefici che il narco lascia all’economia di un paese, sull’occupazione e le infrastrutture che crea, sui vuoti che riempie laddove lo stato non arriva, provvedendo a fornire servizi pubblici che lo stato non riesce a realizzare. In altre parole, il peso del narco in un paese va molto oltre la corruzione: è un fattore economico importante, e può arrivare ad essere imprescindibile.

Senza dubbio, la relazione tra narco e stato ha le sue regole e i suoi limiti. Come vedremo più avanti, la totale penetrazione nello stato da parte del narcotraffico può essere controproducente, così come la corruzione. Questo fa sì che la relazione del narcotraffico con il potere sia più complicata di ciò che sembra.

Il narcotraffico è una forma di crimine organizzato che contiene gli stessi tratti di questo fenomeno. Il crimine organizzato ha le seguenti caratteristiche: a) non è ideologico, pertanto, non ha obiettivi politici; b) ha una struttura gerarchica; c) ha un numero di membri limitato (legati molto spesso tra loro da legami etnici o di parentela); d) è un’attività che viene svolta continuativamente nel tempo; e) usa violenza, minacce di violenza, e tangenti; f) ha una divisione specifica del lavoro; g) è monopolistico; h) è governato da regole esplicite (incluso un codice segreto). A queste caratteristiche “classiche”, bisogna aggiungere che: i) è un fenomeno che è diventato sempre più internazionale; j) il denaro del crimine organizzato si è infiltrato nelle economie legittime e tende ad avere negozi e soci leciti; k) sempre più spesso i suoi capi non si fanno coinvolgere in affari illeciti; l) utilizza la violenza nelle proprie relazioni con altre bande criminali anche se in alcune occasioni esiste una cooperazione tra loro ed infine, m) è solito penetrare nello stato in diversi modi e misure. Anche il narcotraffico presenta queste caratteristiche, ma ne ha anche alcune proprie e specifiche: a) è un fenomeno globale che, senza dubbio, non affligge nello stesso modo tutti gli stati; b) è un crimine consensuale in cui la vittima e il carnefice sono d’accordo; c) non esiste un determinato criterio perchè la sua battaglia giunga al successo; d) le cifre sulla produzione e sui guadagni sono poco attendibili; e) è un delitto nato approssimativamente da circa un secolo dalla comune decisione degli stati che hanno dichiarato illegali le droghe; f) è difficile stabilire una linea che separi la mancanza di volontà dall’incapacità di combatterlo da parte di uno stato; g) ha una capacità di accumulo che non ha precedenti nella storia, per le grandi quantità di denaro che riesce a generare in un brevissimo lasso di tempo; h) la percentuale del denaro riciclato si aggira intorno al 35% del capitale immesso sul mercato.

Queste caratteristiche hanno permesso al narco di stabilire una relazione a lungo termine con lo stato. Questa relazione si basa principalmente su tre elementi. Il primo è il confronto. Si tratta infatti di una relazione intermittente in cui nel momento in cui il narco cresce sufficientemente cerca un nuovo equilibrio con lo stato. Il confronto appare quando il narco cresce e inizia a sfidare lo stato. Senza dubbio, il confronto non è il tipo di relazione più funzionale al negozio del narcotraffico. È più un sintomo del fatto che le cose tra narco e stato si stanno accomodando. Quando il confronto scompare, è perchè le bande del narcotraffico diventano come qualsiasi altro gruppo criminale o non minacciano lo stato, o perchè lo stato stesso è stato corrotto a sufficienza per smettere di combatterle, oppure, per la debolezza del governo.

NARCOCORRUZIONE

La seconda forma con cui il narco si relaziona con lo stato è la corruzione. Una relazione molto più complessa di ciò che sembra. La corruzione tradizionale generata da qualsiasi attività del crimine organizzato è quella dell’agente di polizia che volta la faccia dall’altro lato quando passa un carico di droga, di armi, o di persone. A differenza del poker, in cui si paga per vedere, qui si paga per non vedere, per guardare dall’altra parte. Senza dubbio, la corruzione generata dal narcotraffico va oltre: si paga per non essere arrestati, e in caso di arresto, si paga per non essere condannati, e, in caso di condanna, si paga per scappare di prigione. Si paga anche per avere informazioni su possibili operazioni della polizia, per poterle eludere, ma anche per ottenere informazioni sui “traditori” e sulle attività delle bande rivali.

In alcune occasioni anche lo stato lavora per i narcos: non solo non li persegue ma gli da anche protezione. Di fatto, questo è il migliore scenario per i narcotrafficanti, ossia quello in cui lo stato è relativamente efficiente in diverse aree tranne che nel perseguirli. È falso che un narco cerchi la scomparsa dello stato, così come è falso che il narco preferisca un certo tipo di regime. Il narco cerca un governo stabile, un governo che funzioni abbastanza bene. Di fatto, un governo efficiente e discretamente corrotto è più utile al narco di un governo inefficiente: gli procura il lavoro, lo aiuta nelle sue attività, lo tiene lontano dagli occhi del pubblico. Un governo apertamente vincolato al narco risulta disfunzionale, perchè attrae l’attenzione dell’opinione pubblica e la pressione internazionale. Al narco, nonostante la condotta di alcuni dei suoi capi, convengono la discrezione e l’anonimato. La notorietà è dannosa agli affari. Per lui, i grandi e chiassosi cartelli della droga fioriti in Colombia negli anni ’80 e in Messico negli anni ’90 sono disfunzionali. Per questo, la tendenza verso la ricerca di cartelli di minor dimensione, meno visibili, meno cospicui, è diventata una vera e propria impresa, come in Colombia.

Chiaramente, tutto questo a volte contrasta con la personalità di alcuni capi della droga, ai quali piace ostentare il proprio potere. Ma la fama nuoce agli affari. Lo stesso si può dire per i politici corrotti: se la corruzione viene conosciuta da tutti, smettono di essere utili. Nei governi democratici è molto costoso mantenere in posti di potere alcuni funzionari notoriamente corrotti. Ci sono, ma è costoso. Tutto questo suggerisce che i contemporanei stati mafiosi hanno acquisito un’importanza che ci obbliga a ripensare le concezioni tradizionali secondo cui l’ordine mondiale è composto da stati-nazioni e associazioni non governative che operano a livello internazionale (imprese, enti religiosi, terroristici, criminali, educativi, ecc.). Lo stato mafioso moderno è un ibrido di cui non riusciamo ancora a comprenderne bene la condotta e il campo d’azione, soprattutto perchè mancano dati sufficienti.

Negli ultimi 30 anni una serie di profonde trasformazioni nella politica e nell’economia mondiale hanno favorito la nascita di quelli che vengono chiamati stati mafiosi. Paesi in cui i concetti tradizionali di “corruzione”, “crimine organizzato”, o di enti governativi “compenetrati” da gruppi criminali non captano il fenomeno in tutta la sua complessità, grandezza e importanza. Negli stati mafiosi, non sono i criminali ad aver catturato lo stato tramite tangenti ed estorsioni ai funzionari, ma è lo stato ad aver preso il controllo delle reti criminali. E non per sradicarle, ma per metterle al proprio servizio e, più precisamente, al servizio degli interessi economici dei governanti, delle loro famiglie e dei loro soci, come avviene attualmente in Venezuela.

Nella maggior parte dei 193 stati del pianeta la disonestà nell’uso del denaro pubblico e la vendita delle decisioni governative al miglior offerente sono prassi comune. La corruzione è la norma e ci siamo ormai abituati al fatto che sia così. L’accettazione del fatto che così è sempre stato e sempre sarà, ha reso difficile carpire l’ascesa di un nuovo attore sulla scena mondiale: lo stato mafioso. Non si tratta solo di quei paesi in cui regna la corruzione o dove il crimine organizzato controlla importanti attività economiche in intere regioni. Si tratta di paesi in cui lo stato controlla e utilizza gruppi criminali per promuovere e difendere gli interessi sia nazionali che locali di una elite di governanti. Anche questa pratica non è del tutto nuova; abbiamo visto come certi governi regionali o provinciali proteggono alcuni cartelli della droga, con la complicità degli organi giurisdizionali e della polizia, maneggiando ingenti quantità di denaro per lasciar fare e lasciar passare tutto quello che va a collocare la politica statale e regionale in un crocevia. E proprio questo è il caso di Itatì, provincia di Corrientes.

Attualmente le droghe continuano a distruggere i giovani, a smembrare le famiglie, ad aumentare la mancanza di sicurezza in tutta l’Argentina, alternandosi all’economia mondiale dal momento che vengono distribuite illegalmente. Il traffico di droga è il problema peggiore di questi ultimi tempi, tanto più che i narcotrafficanti ricorrono spesso a terroristi, contrabbandieri, speculatori, funzionari corrotti e delinquenti comuni.

La lotta al narcotraffico è una priorità che coinvolge il mondo intero, col quale si cerca di elaborare delle soluzioni per contrastarlo, al fine di un miglior sviluppo economico, politico e sociale. Dire che in Argentina non è stata persa nessuna guerra, perchè non c’è stata nessuna battaglia, vuol dire stare dalla parte del narcotraffico.

Juan Anibal Gomez
 
Juan Anibal Gomez con il ministro Dtt.ssa Patricia Bullrich