Traduzione di: FRANCESCA MARIA
Confesso che il giorno in cui
vidi davanti a me la possibilità di un cammino “femminista” ebbi un po' di
paura.
Che cosa potevo fare io, umile
donna del popolo, là dove altre donne, più preparate di me, avevano chiaramente
fallito?
Cadere nel ridicolo? Integrare il
nucleo delle donne risentite con donne e uomini, così com’è successo con
innumerevoli dirigenti femministe?
Da una parte non ero né celibe né
avanti con gli anni, dall’altra nemmeno tanto brutta per occupare un posto del
genere che, nel mondo in generale, a partire dalle femministe inglesi fino ad
oggi, appartiene, quasi per diritto esclusivo, a donne di questo tipo... donne
la cui vocazione primaria dovette essere indubbiamente quella di essere uomini!
E’ così che hanno orientato i
movimenti condotti da loro!
Sembravano essere dominate dal
dispetto di non essere nate uomini piuttosto che dall’orgoglio di essere donne.
Credevano quindi che essere donne
era una disgrazia... risentite con le donne perché non volevano smettere di
esserlo, e risentite con gli uomini perché non le lasciavano essere come loro,
le femministe, l’immensa maggioranza delle femministe del mondo che conosco,
costituivano una rara specie di donne... che tutto mi sembravano tranne che
donne!
E non mi sono sentita disposta ad
assomigliare a loro!
Un giorno il Generale mi dette la
spiegazione di cui avevo bisogno:
“Non vedi che hanno sbagliato
strada? Vogliono essere uomini. E’ come se avessero voluto essere oligarchi per
salvare gli operai. Saremmo rimasti senza operai! E credo che non avrebbero
migliorato nulla dell’oligarchia. Non vedi che questa classe di femministe
rinnega la donna? Alcune nemmeno si truccano perché questo, secondo loro, è una
cosa tipica delle donne. Non vedi che vogliono essere uomini? E se ciò di cui
ha bisogno il mondo è un movimento sociale e politico di donne... il mondo ci
guadagna davvero poco se le donne vogliono salvarlo imitando gli uomini! Noi da
soli abbiamo già fatto troppo e complicato tutto, in un modo che non so se si
potrà aggiustare di nuovo nel mondo. Forse la donna potrà salvarci, ma a
condizione che non ci imiti.”
Mi ricordo bene questa lezione
del Generale.
Il suo pensiero non mi era mai
apparso tanto chiaro e lucente.
Questo era quello che sentivo.
Sentivo che il movimento
femminile, nel mio paese e nel mondo, doveva compiere una funzione sublime...e
tutto ciò che sapevo del femminismo mi sembrava ridicolo. Ossia, non un
movimento condotto da donne ma da chi, aspirando a diventare uomo, smetteva di
essere donna. E non valeva niente! Il femminismo aveva ceduto il passo da ciò
che era sublime a ciò che era ridicolo.
E questo è il passo che non farò
mai!
Eva Peròn