giovedì 7 aprile 2016

DAL SUBLIME AL RIDICOLO. IL PENSIERO DI EVA PERON SUL FEMMINISMO.

 
Traduzione di: FRANCESCA MARIA
 
 
Confesso che il giorno in cui vidi davanti a me la possibilità di un cammino “femminista” ebbi un po' di paura.
Che cosa potevo fare io, umile donna del popolo, là dove altre donne, più preparate di me, avevano chiaramente fallito?
Cadere nel ridicolo? Integrare il nucleo delle donne risentite con donne e uomini, così com’è successo con innumerevoli dirigenti femministe?
Da una parte non ero né celibe né avanti con gli anni, dall’altra nemmeno tanto brutta per occupare un posto del genere che, nel mondo in generale, a partire dalle femministe inglesi fino ad oggi, appartiene, quasi per diritto esclusivo, a donne di questo tipo... donne la cui vocazione primaria dovette essere indubbiamente quella di essere uomini!
E’ così che hanno orientato i movimenti condotti da loro!
Sembravano essere dominate dal dispetto di non essere nate uomini piuttosto che dall’orgoglio di essere donne.
Credevano quindi che essere donne era una disgrazia... risentite con le donne perché non volevano smettere di esserlo, e risentite con gli uomini perché non le lasciavano essere come loro, le femministe, l’immensa maggioranza delle femministe del mondo che conosco, costituivano una rara specie di donne... che tutto mi sembravano tranne che donne!
E non mi sono sentita disposta ad assomigliare a loro!
Un giorno il Generale mi dette la spiegazione di cui avevo bisogno:
“Non vedi che hanno sbagliato strada? Vogliono essere uomini. E’ come se avessero voluto essere oligarchi per salvare gli operai. Saremmo rimasti senza operai! E credo che non avrebbero migliorato nulla dell’oligarchia. Non vedi che questa classe di femministe rinnega la donna? Alcune nemmeno si truccano perché questo, secondo loro, è una cosa tipica delle donne. Non vedi che vogliono essere uomini? E se ciò di cui ha bisogno il mondo è un movimento sociale e politico di donne... il mondo ci guadagna davvero poco se le donne vogliono salvarlo imitando gli uomini! Noi da soli abbiamo già fatto troppo e complicato tutto, in un modo che non so se si potrà aggiustare di nuovo nel mondo. Forse la donna potrà salvarci, ma a condizione che non ci imiti.”
Mi ricordo bene questa lezione del Generale.
Il suo pensiero non mi era mai apparso tanto chiaro e lucente.
Questo era quello che sentivo.
Sentivo che il movimento femminile, nel mio paese e nel mondo, doveva compiere una funzione sublime...e tutto ciò che sapevo del femminismo mi sembrava ridicolo. Ossia, non un movimento condotto da donne ma da chi, aspirando a diventare uomo, smetteva di essere donna. E non valeva niente! Il femminismo aveva ceduto il passo da ciò che era sublime a ciò che era ridicolo.
E questo è il passo che non farò mai!
Eva Peròn