lunedì 20 ottobre 2014

EVITA SECONDO PERON


Traduzione di FRANCESCA MARIA
 
 
 

Io, già in quel periodo, contavo sull’inestimabile appoggio di Evita. Sono sempre stato molto remissivo a parlare di lei. E credo inoltre, che sia la prima volta che lo faccio in questo modo.

Ho capito subito chi era veramente Evita.

Era puro amore per il popolo.

Era una meraviglia. La bellezza di una bambola, accompagnata da una fede immensa. Questa fede, era riposta nel suo amore per il popolo e nel suo amore per me. Perché lei vedeva in me l’incarnazione di questo amore popolare.

Perché questo era. Era amore, quello che univa il nostro popolo, Eva e me. Insieme, iniziammo il cammino. Non è stato facile per lei. Aveva lottato sin dal basso.

Un giorno giunse al mio fianco: era una ragazzina. Aveva una luce negli occhi. Era disposta a tutto per il suo popolo. Ha lottato fino alla morte per loro. Ha fatto della sua vita ciò che desiderava il popolo.

Lo fece con una dedizione totale e assoluta. Ella andò via nel suo momento. Io me ne andai nel mio. Ma tutto ciò che abbiamo fatto, non si può distruggere con la morte.

Ciascuno dei tre, il Popolo, Eva e Io, continuerà a vivere nell’altro, e sarà il popolo, quello che sopravvivrà a noi.

Poteva essere una principessa. Poteva avere il mondo ai suoi piedi. Ma preferì essere la madre dei poveri e degli scamisati. Dei bambini svantaggiati e degli anziani. Era davvero una santa.

I poveri la adoravano, e lei prese, come unico prezzo per la sua vita, questo affetto. Lo preferì a qualsiasi altra cosa al mondo. Questa scelta, l’ha fatta lei da sola. Assolutamente.

Non è stato facile per lei, poverina. Era una donna molto fragile fisicamente. Ma nonostante questo, ha dato tutto di sé.

Non ha mai aspettato niente né chiesto nulla. Ci amava e questo era tutto. Non ci lascerà mai. E noi avremo sempre bisogno di lei.

Anche lei aveva tanto bisogno di noi.

Resterà sempre con noi.

Sempre.

JUAN DOMINGO PERON

(Estratto di Asì hablaba Peròn - A. Peña Lillo Editor – Buenos Aires 1980 - di Eugenio P. Rom – Reportage dell’autore su Juan Domingo Peròn a Madrid iniziato nel 1967 – Pubblicato in Historia del Peronismo di Roberto Maffeis)

 


 

venerdì 17 ottobre 2014

17 OTTOBRE 1945 - DISCORSO DI JUAN DOMINGO PERON


Traduzione di: FRANCESCA MARIA
 
 
Lavoratori,
quasi due anni fa, da questi stessi balconi, dissi che avevo tre onori nella mia vita: quello di essere un soldato, quello di essere un patriota e quello di essere il primo lavoratore argentino. Oggi pomeriggio, il potere esecutivo ha firmato la mia richiesta di ritiro dal servizio attivo nell’esercito, con cui ho rinunciato volontariamente all’onore più insigne a cui può aspirare un soldato: portare le palme e gli allori di generale della nazione. L’ho fatto perché voglio continuare ad essere il colonnello Peròn, e pormi con questo nome al servizio integrale dell’autentico popolo argentino.
Lascio l’onorata uniforme che mi ha consegnato la Patria per vestire gli abiti civili e mescolarmi con questa massa sudata e sofferente che costruisce il lavoro e la grandezza della Patria. Per questo do il mio ultimo abbraccio a questa istituzione che è sostegno della Patria: l’esercito. E do anche il mio primo abbraccio a questa massa grandiosa che rappresenta la sintesi di un sentimento che era morto nella Repubblica: la vera civiltà del popolo argentino. Questo è il popolo. Questo è il popolo sofferente che rappresenta il dolore della terra madre che dobbiamo rivendicare. E’ il popolo della Patria. E’ lo stesso popolo che qui in questa piazza ha chiesto di fronte al Congresso di rispettare la propria volontà e i propri diritti. E’ lo stesso popolo che diventerà immortale, perché non ci saranno né perfidia né cattiveria umana a far tremare questo popolo grandioso sia nel sentimento che nel numero.
Questa è la vera festa della democrazia, rappresentata dal popolo che oggi marcia anche per chiedere ai suoi funzionari di compiere il proprio dovere per arrivare ai diritti del vero popolo. Ho assistito molte volte alle riunioni dei lavoratori. Ed ho sempre sentito un’enorme soddisfazione; ma da oggi, sentirò il vero orgoglio di argentino perché interpreto questo movimento collettivo come la rinascita della coscienza dei lavoratori, e come l’unico che può rendere grande e immortale la Patria.
Due anni fa chiesi la fiducia. Molte volte mi dissero che questo popolo, a cui avrei sacrificato tutte le ore del giorno e della notte, mi avrebbe tradito. Che sappiano oggi, questi indegni bugiardi, che il popolo non inganna chi lo aiuta. Per questo, signori, in questa occasione voglio mischiarmi come semplice cittadino con questa massa sudata, e stringerla profondamente col mio cuore, così come potrei fare con mia madre. Che sia questa unità indistruttibile e infinita, affinché il nostro popolo non solo possegga questa unità, ma che sappia anche difenderla degnamente. Voi mi chiedete dove stavo. Stavo realizzando un sacrificio che farei mille volte per voi. Non voglio terminare senza prima mandare il mio ricordo affettuoso e fraterno a tutti i fratelli che da ogni angolo della Patria si muovono e palpitano all’unisono con i nostri cuori.
E adesso giunge l’ora, per colui che stato il vostro segretario del lavoro e che continuerà a lottare al vostro fianco, di vedere realizzata questa era, che è l’ambizione di tutta la mia vita, in cui tutti i lavoratori siano un po' più felici.
Davanti a tanta insistenza vi chiedo che non mi venga chiesto né ricordato ciò che oggi ho dimenticato. Perché gli uomini che non sono capaci di dimenticare non meritano di essere amati e rispettati dai propri simili. Ed io aspiro ad essere amato da voi e non voglio macchiare questa cerimonia con nessun brutto ricordo. Dissi che sarebbe arrivata l’ora del consiglio, e si ricordino, i lavoratori, di unirsi e di essere più fratelli che mai. La nostra bella Patria deve innalzarsi sulla fratellanza di coloro che lavorano e sull’unità di tutti gli argentini. A questa bella massa in movimento incorporeremo quotidianamente ognuno di quelli che sono tristi o scontenti affinché, mischiandosi a noi, possano prendere lo stesso aspetto di massa bella e patriota che siete voi.
A tutti gli amici lavoratori chiedo anche che ricevano con affetto questo mio immenso ringraziamento per la preoccupazione che hanno avuto per questo umile uomo che oggi vi parla. Per questo poco fa vi ho detto che vi abbracciavo così come abbracciavo mia madre, perché voi avete avuto lo stesso dolore e gli stessi pensieri che la mia povera vecchia aveva sentito in questi giorni. Speriamo che i giorni a venire siano di pace e di costruzione per la nazione. So che erano stati annunciati movimenti operai, ma già adesso, in questo momento, non esiste alcuna causa per essi. Per questo, vi chiedo come un fratello maggiore che torniate tranquilli al vostro lavoro, e pensiate. Oggi vi chiedo che torniate tranquilli nelle vostre case, e solo per questa volta, poiché non potrei dirvelo come segretario del lavoro, vi chiedo di passare questa giornata festeggiando la gloria di questa riunione di uomini che vengono dal lavoro, che sono la speranza più cara per la Patria.
Ho deliberatamente lasciato per ultimo il raccomandarvi che prima di abbandonare questa magnifica assemblea lo facciate con molta attenzione. Ricordatevi che tra tutti voi ci sono molte donne operaie, che devono essere protette sia qui che nella vita dagli stessi operai.
Chiedo a tutti di restare ancora riuniti per altri quindici minuti, perché desidero continuare a contemplare questo spettacolo che mi porta via la tristezza che ho passato in questi giorni.
JUAN DOMINGO PERON – Plaza de Mayo 17/10/1945

 

 
 
 
 
 

giovedì 2 ottobre 2014

TEOLOGIA, FILOSOFIA E POLITICA PERONISTA. 1° CONGRESSO NAZIONALE DI FILOSOFIA 1949. II PARTE

Traduzione di: SIMONE CIARDI
 


Se la crisi medioevale condusse al Rinascimento , la crisi odierna si trova davanti   un ‘ uomo più libero  e dotato di  conoscenze  maggiori rispetto a quello medioevale  ,quindi ,in grado di  dar vita ad una rinascita  più splendente.
Se  la storia del pensiero umano, considerato come tesoro di concetti e idee sviluppate nel tempo, viene  guardata attraverso il ritmo vertiginoso e febbrile  della vita attuale , potrebbe apparire come un  vuoto scenario di patetiche battaglie.
Questo , in un certo modo, era il panorama dell ‘umanità agli albori del Medioevo, dove si consideravano sufficientemente definite alcune verità,  sebbene queste apparissero chiuse e custodite, con la conseguenza che il popolo si alimentava solo di fede. La filosofia socratica, platonica e aristotelica non fu  tramandata  e applicata alla lettera nel Medioevo, ma  non aveva perduto, nel fragore di una terribile crisi ,  il  contatto intellettuale  con il mondo filosofico di quel periodo. È certo che non risuscitarono in quelle  crisi intellettuale molte tradizioni antiche, ma con i resti di quel naufragio, il pensiero umano elaborò , alla luce della fede , una nuova mistica con un nuovo contenuto.
 Il Rinascimento prova che  l’ evoluzione intellettuale anche  nei profondi  periodi di crisi è conseguibile .   I pensatori dell’ età Media  non dovettero affrontare le difficoltà della nostra crisi, che  è  semplicemente di altro tipo. L’ uomo moderno  non pensa di avere  davanti  o no crede ad un infinito; egli  non avverte  la sensazione di prodursi per il tempo, bensì per il momento presente .
Si direbbe che  gran parte degli uomini  si preoccupano meno delle verità che delle apparenze,  meno della visione  dei principi e di ciò che sono le  finalità dell ‘ esistenza umana , rispetto  a ciò che è  immediato e personale. La marcia faticosa e rapida dell’ evoluzione sociale , come quella economica ha stordito gli abituali stati della coscienza umana.
È raro trovare esseri che posseggono una prospettiva completa dell’ esistenza.
 La conquista dei diritti collettivi ha prodotto un risultato  inatteso , infatti, non è migliorata nell’ uomo la convinzione  del suo proprio valore in qualità di creatura dotata di coscienza. Questa miopia per la nobiltà dei valori interiori all’ individuo è strettamente  legata  , oggigiorno, ad una pedagogia  divenuta  insufficiente.
 Se la crisi attuale è comparabile con quella del Medioevo per gravità , è presumibile che dipenda da noi il prossimo Rinascimento  ,che sarà  più luminoso di  quello precedente. La grande sfida  del pensiero filosofico consiste, di conseguenza, nell’ abbozzare questo cammino  verso la Rinascita e adattare  le aspettative dell’ uomo   al progresso materiale  e spirituale.
IV
La Preoccupazione  Teologica
 Durante il Medio Evo la prima preoccupazione fu necessariamente quella teologica, la conoscenza aveva bisogno  di luce che illuminasse gli oggetti  della ricerca intellettuale  . La risposta ai quesiti  teologici  si configurò in gran parte come  una necessità  primaria , in particolar modo l’ interrogativo sull’ origine del tutto. La risposta a questi quesiti ,in un secondo momento,  condizionava categoricamente tutte le altre sfere dell’ esistenza umana .
La filosofia condusse a distinguere con maggiore chiarezza la relazione esistente tra il soprannaturale e la conoscenza umana, tuttavia il carattere di questa  distinzione era consustanziale all’ anima umana, come  la vocazione  alla ricerca  di spiegazioni ultime   e la  coscienza di trovarsi inquadrati in un ordine superiore . Le comunità  umane più avanzate intellettualmente   ragionavano  su questa relazione  e  a loro modo giunsero ad umanizzare  in una mitologia questo sentire , mentre quelle in ritardo, bisognose allo stesso modo di una spiegazione , adorarono l’ essere supremo nelle cose e negli oggetti inanimati. La  spiegazione  di questo stato di necessità unito alla ragione teologica  era indifferente dal concetto di razze o dalla tendenza primitiva e panteista delle tribù meno evolute, comunque era una necessità per qualsiasi individuo.
 Ciò che rimaneva  inesplicato era riferito solo ad alcune entità distinte dal reale ,mentre,   per il resto si adorava un principio sostanziale e immutabile che stava  alla base del reale, tra  gli antichi greci  Democrito lo rintracciò  con il movimento degli atomi, Parmenide parlò di un Dio  al di sopra degli altri Dei  che non è rappresentabile con il pensiero o con l’ immagine .
Lentamente ,l’umanità incominciò a scrutare ambiziosamente il silenzio dei cieli. Il pensiero non si conformò più con l’ allegra orgia delle divinità mitologiche, ciò che l’ uomo non poteva trovare nella corte di Zeus ,ovvero  esemplarità e principi assoluti, dovette cercarlo per altri sentieri. Platone  nell’ Eutifrione  concretizzerà più tardi lo stare all’ erta di Socrate di fronte la massima virtù, considerata come risplendente da un essere fonte dell’ ordine cosmico. L’ abisso della Teogonia di Esiodo e l’ apeiron,( l’illimitato )di Anassimandro incominciava a popolarsi di luce  di fronte la  pupilla umana .La forza che  si genera nell‘infinito sarà al principio l’ amore, [nota*]simbolo immediato dell’ azione di creatrice  ai nostri sensi e più tardi la sua rappresentazione  ultima nell’ Onnipotenza.
 Chi è Dio per offrirgli sacrifici? Si domandò il Rig-veda. La risposta fu:”  Il Padre dell’ Universo, (Prajapati) , al quale tutto pare subordinato”. Era necessaria questa conoscenza per differenziare la  luce del  bene e il male e  per conoscere, in seguito, nel suo potere  l’ Atman hindù , l’ anima e l’  io stesso. Identica preoccupazione  si formula nella parola prima , la prima voce, forza che  sta al principio dell’ antico testamento.
 Quando Platone afferma che  Dio è il mezzo di tutte le cose , sfida la filosofia di Protagora secondo cui   l’ uomo è misura di tutte le cose  , poiché tra di esse se ne  trovano molte delle quali l’ uomo non trova in natura  una spiegazione ragionevole .Molti secoli dopo, un illustre cervello doveva esplicare con ammirevole semplicità  il processo di questo interrogativo e domandandosi sulla necessità di un ordine supremo , giunse alla conclusione che  non c'è  Dio, e l’ uomo non sarebbe altro che un occhio aperto in mezzo ad un Universo cieco, l’ unico occhio aperto, per vedere il nulla.
 
 V
La formazione dello spirito americano le basi dell’ evoluzione ideologica universale.
 Il Rinascimento , per rialzarsi dalla crisi intellettuale  del periodo medioevale, non si appoggiò solo alla Rivelazione  della scrittura  e alla disposizione religiosa congenita dell’ uomo. Il cammino filosofico aperto dai greci sarà un metodo per gli Scolastici e punto di  riferimento per la reazione intellettuale posteriore . Il credo UT  INTELLIGAM  di San Tommaso che condizionò tutta  l’ età umana nel  basso medioevo è INCENTRATO su una finalità,  che  risiede nell’ essenza del l’ esistenza umana; condizionò con ciò un etica e una morale che ,casualmente per la prima volta, si relazionano  nella gerarchia della necessità,  ovvero  la libertà della volontà, come requisito della morale. La Tomistica inquadrò l’ uomo in un momento decisivo  del pensiero intellettuale, di fronte  ad un panorama fino  ad allora confuso, essa lo inquadrò con potere sufficiente per negare i propri principi dalla quale procedeva questa situazione.  Quando giunse  il Romanticismo di Spinoza , egli qualificò il  Supremo  come sostanza dell’ Universo e  già strutturato in una base di valori. Ciò che  egli proclamò starà alla base della  la crisi dello spirito europeo e alla   formazione dello spirito americano  e del l’ evoluzione ideologica universale posteriore.
 
 Attraverso le idee religiose del Medioevo  e i principi dell’ età Moderna, l’ uomo ricevette il pensiero ellenico, come Israele ricevette  dal Sinai le tavole della legge ,tuttavia ,  si venne a creare una deviazione nella gerarchia dei  valori ontologici  in cui  l’ essere umano , da quel momento ,viene a  situarsi di fronte Dio.
Poco dopo , Cartesio svierà il largo e ambizioso Cammino in senso verticale verso le realtà ultime per offrire ad    una  nuova scienza  nascente e progressista  altri percorsi.  Dunque, Il peso  dell’ esistenza e di un  certo  ordine  soprannaturale  stabilito sarà privo  di valore  per l’ uomo . La filosofia iniziò a frammentarsi e divenne   speculazione scientifica, consumata in specializzazioni raffinate , in modo particolare  con  i profondi intenti del razionalismo kantiano fondato su questioni più pratiche ma dal contenuto inferiore. In seguito, i quesiti filosofici  divennero  sempre più immediati o specifici.
 Non esiste nessun punto di contatto tra i problemi  di Socrate e quelli di Voltaire. La direzione è  cambiata radicalmente . Quello che era movimento verticale è ora  traslazione verticale .  Comte  sarà autore di  un abile manovra nella riflessione filosofica che si concretizzò con la sostituzione del culto di Dio con  quello  dell’ umanità, che  sarà rigorosamente il principio di un’ età nuova ,che tuttavia fu  una mutazione storicamente necessaria e utile. Si opera una rivoluzione totale , grandiosa nei suoi aspetti materiali, ma talvolta mal accompagnata  da una visione corretta delle prospettive esistenziali che  incominciano a deviare  , corrodendo   in maniera  progressiva anche la misura che l’ uomo possedeva della sua esistenza e del rapporto con il reale  ,  inteso come riflesso di una  forza superiore. Il progresso si accentua nella tecnica e nel movimento sociale ma non si può dire che rinvigorisce per questo lo sviluppo dell’individuo sotto tutti i punti di vista.
Il riconoscimento dell’ essenza della persona umana come base della dignità e del benessere dell’ uomo, quando giungiamo a Darwin e alle sue ripercussioni sulla filosofia , avvertiamo subito che la filosofia si è già allontanata definitivamente  dal mondo di Socrate e dal suo pensiero. L’evoluzionismo non viene presentato  come  una teoria biologica che metteva in luce  il tratto  caratteristico di ciascuna specie; da questo momento  nel mondo scientifico si  instaura il problema del se l’ anima umana potesse ricostruire  la situazione del suo culto elementare e tradizionale per una esegesi puramente scientifica. Il tentativo di questa esegesi   non  produsse risultati positivi nell’ ordine dell’ organizzazione della vita sociale ,infatti  si è cercato di dedurre in maniera degenerata   una nuova etica e una nuova morale, avendo come base l’ analisi   biologica dell’ essere umano ovvero  una realtà  di ordine fisico , che arrecò conseguenze deleterie  per la vita spirituale dei popoli. Non è possibile fondare su di una legge biologica sconnessa dalle ragioni ultime, una legge positiva, ne un trattato di buone maniere. Quindi ,l’uomo, la società o lo Stato, si vedono obbligati a inventare subito una nuova scala di valori, una nuova morale che sfociò nell’ apogeo di una età di ambizioni materiali, dopo un periodo  di quasi un secolo e mezzo di disfacimento   di tutto il ragionamento  metafisico, il pensiero no sa che  permanere indefinitamente rifugiato in criteri marginali. La sfera   di pensiero ,oggi, si dirige solo  nel la ricerca di una buona condizione materiale di vita, dove i problemi smettono di essere astratti per trasformarsi in inutili appagamenti  momentanei.