mercoledì 4 dicembre 2013

RAMON CARRILLO - MEDICO CONSIGLIERE DELLA FONDAZIONE EVA PERON


Il Dottor Ramòn Carrillo (1906-1956) nacque a Santiago del Estero, Argentina, e morì a Belem do Parà, Brasile. Fu un medico eccezionale e un funzionario pubblico altruista. Neurochirurgo, professore, neurobiologo e salutista, fu uno dei più importanti collaboratori di Evita e Ministro della Salute Pubblica della Nazione Argentina dal 1946 al 1954. 

Qui di seguito pubblichiamo la lettera con cui Eva Peròn nominò il Dottor Ramòn Carrillo consigliere della Fondazione Eva Peròn





lunedì 2 dicembre 2013

LA MARCIA PERONISTA


LOS MUCHACHOS PERONISTAS, più notoriamente conosciuta come MARCHA PERONISTA , è la marcia del partito giustizialista o peronista, fu cantata per la prima volta nella Casa Rosada il 17 Ottobre 1948. Di autore sconosciuto, in seguito è stata interpretata da vari artisti, ma la versione più popolare è sicuramente quella di Hugo Del Carril risalente al 1949, di cui vi riporto il testo originale.

Francesca Maria 




LOS MUCHACHOS PERONISTAS
(di Hugo Del Carril)

Los muchachos peronistas
todos unidos triunfaremos,
y como siempre daremos
un grito de corazón:
¡Viva Perón! ¡Viva Perón! 
Por ese gran argentino
que se supo conquistar
a la gran masa del pueblo
combatiendo al capital.
¡Perón, Perón, qué grande sos!
¡Mi general, cuanto valés!
¡Perón, Perón, gran conductor,
sos el primer trabajador!
Por los principios sociales
que Perón ha establecido,
el pueblo entero esta unido
y grita de corazón:
¡Viva Perón! ¡Viva Perón!
Por ese gran argentino
que trabajó sin cesar,
para que reine en el pueblo
el amor y la igualdad.
¡Perón, Perón, qué grande sos!
¡Mi general cuanto valés!
¡Perón, Perón, gran conductor,
sos el primer trabajador!
Imitemos el ejemplo
de este varón argentino,
y siguiendo su camino
gritemos de corazón:
¡Viva Perón! ¡Viva Perón!
Por esa Argentina grande
con que San Martín soñó,
es la realidad y la efectiva
que debemos a Perón.
¡Perón, Perón, qué grande sos!
¡Mi general cuanto valés!
¡Perón, Perón, gran conductor,
sos el primer trabajador!

domenica 1 dicembre 2013

TRA GIOCATTOLI, CANNE, SBIRRI… E MORTE. DIAGNOSTICA O SOLUZIONE. RED AMPARO di JUAN ANIBAL GOMEZ

Traduzione dal castellano argentino di: FRANCESCA MARIA - PORTAVOCE ITALIANA DI JUAN ANIBAL GOMEZ 


I BAMBINI IN UNA SOCIETA’ INGIUSTA E IPOCRITA

Introduzione alla vita: come patologia

Molti parlano di INSICUREZZA, ma sanno cos’è? Di cosa si tratta? In questa nota, dei miei 25 anni di lotta contro l’insicurezza, esporrò solo che si tratta di una TEMATICA MULTICASUALE,  di cui in passato ho già esposto una nota per ogni caso con l’analisi e la diagnostica di ciò che bisogna fare e il trattamento della stessa; sono vari i fattori causali dei diversi effetti che convergono nella cosiddetta insicurezza, e che incredibilmente terminano in una VITTIMA DI MORTE, e per questi motivi in questi anni ho analizzato uno di questi fattori, che sono i bambini… ho iniziato a osservare nell’ambito della prevenzione del delitto il segmento più debole della catena della vita, I BAMBINI, fonte d’ispirazione di Dio… e te che già sei adulto, ti sei mai chiesto, come vivono i tuoi figli o i nostri bambini in Argentina… non parlo né di classi sociali, nè dell'ideologia, parlo delle opportunità e delle circostanze delle loro vite… ho fatto da poco un incontro sull’insicurezza, e camminando (solo così si conosce la verità) ho osservato la mancanza di bambini che giocano nelle piazze… vedere le altalene vuote, che si muovono da sole con il vento, è la risposta della mancanza di allegria, siamo tristi, le piazze sono tristi, rimpiangono le risa, le grida, i colori e l’allegria delle bocche piene di denti che sorridono… la risposta è dura, ormai è una vita di reclusione, con i computer, la playstation, ecc… ma come vivono i bambini nelle villas (N.d.T. vere e proprie baraccopoli)… ? 

Ecco che inizia l’intrigo di una vita collassata in opportunità, ci sono solo necessità, e non si può nemmeno parlare di solidarietà, perché anche se si trovano a pochi passi da una vita piena di opportunità, il cerchio dell’ INTAGIBILE demarca il territorio di questi destini incerti, abbandonati ai nuovi CODICI di vita, che governano la sopravvivenza naturale, mentre il futuro resta lontano perché molte volte non arriva che la morte, unico destino certo… 

Cosa ci è successo?  Sono successe molte cose in questi ultimi 30 anni… c’è sempre stata povertà in Argentina, ma con dignità, con la purezza negli abiti così come nelle anime, e non come oggi con i cuori pieni di risentimento, che marca chiaramente le conseguenze della discriminazione, e lascia a briglie sciolte un nuovo mondo fatto di autodiscriminazione creando la frattura sociale, piena di rabbia, di ira e di lotta insieme… non si sa contro chi o contro cosa ma comunque lotta, piena di violenza, che genera odio contro quelli che hanno qualcosa… e che porta a voler diventare qualcuno… con fama e rispetto, paradigmi di cui si nutre il NARCOTRAFFICO, nei nostri insediamenti più poveri.

Mi piacerebbe che prendessi un foglio, e pensassi a 4 cose buone e a 4 cose cattive su di te. Sicuramente ci hai messo più tempo nello scegliere le cose buone che quelle cattive. Un bambino di 8 anni scriverebbe fino a 20 cose buone senza nessun tipo di difficoltà e senza soffermarvisi più di tanto. Ma , che succede invece a questi  bambini che credono a malapena di avere qualità positive (perché non le conoscono) e che potrebbero descriversi utilizzando decine di aggettivi che tolgono ogni speranza? 

Fino a poco tempo fa, l’attenzione all’infanzia si considerava come un compito caritativo mosso dalla compassione verso  le disgrazie altrui; più tardi si iniziò a trattare il minore inadattato, il bambino problematico della classe, il ragazzo che stava sempre da solo e che non si relazionava con i suoi compagni, come una persona malata che aveva bisogno di qualche tipo di cura, e si incolpava il bambino come unico responsabile del suo comportamento. Con il passare degli anni, la concezione del minore è cambiata, si è tenuto conto delle sue necessità affettive, educative e sociali, così come il tipo di ambiente in cui è cresciuto, in cui spesso la separazione dei genitori è causa del suo dolore interiore; ma negli insediamenti più poveri, molti di loro, non sanno nemmeno chi sono i genitori, e gran parte delle loro madri sono adolescenti di 12 o 13 anni che la vita la prendono come un gioco… 

Così.. quante volte sei andato a fare la spesa e all’ingresso del supermercato hai visto una giovane donna con in braccio un bambino di appena un anno che chiede l’elemosina per il pranzo? Quante volte hai visto un/a  bambino/a di 6 anni che fruga nella spazzatura? Forse conosci qualcuno che è stato derubato da un ragazzo di 14 anni? Chi non ha mai sentito parlare dei ragazzini che come piranhas attaccano in diversi luoghi, rubando, violentando, o assassinando?

Questi avvenimenti, a prima vista indipendenti tra di loro possono essere la storia della vita dello stesso protagonista e che molti bambini hanno sempre di più in comune. Ma, di chi è la colpa di tutto questo? Dei bambini? È molto facile lamentarsi della delinquenza giovanile, incolpare un ragazzino, un pibe chorro che è cresciuto in ambienti delittuosi, in un mondo in cui questo comportamento è normale, anziché fare qualcosa per aiutarli e per evitare che questo tipo di delinquenza cresca in futuro così come stiamo vedendo e vivendo, dal momento che il 70% dei furti sono realizzati da questi bambini.

È il sistema educativo (che tra l’altro a causa dei tagli sta scomparendo) che deve farsi responsabile di questi ragazzini. Un sistema deve analizzare e cambiare l’ambiente di questi bambini, perché in fin dei conti, i bambini sono solo una tabula rasa che gli adulti scrivono e modellano a proprio capriccio utilizzando spesso la violenza e l’abuso, così vengono spesso sfruttati da adulti corrotti e immorali, vecchi delinquenti, o peggio ancora, poliziotti corrotti, che sfruttano la debolezza del sistema sociale attuale e l’inefficienza dello stato che non fa niente per prevenire la morte annunciata dei giovani e le prossime vittime delle sue azioni. 

Essere bambino o bambina implica vivere in un rischio costante. Attualmente esiste un enorme possibilità che un bambino possa essere sfruttato, maltrattato da conoscenti e estranei, addirittura fatto prostituire, o sequestrato, abusato sessualmente e che solo con molta molta, molta fortuna riesca a tornare a casa, sempre che ce l’abbia perche magari è scappato per qualche motivo senza specificare in che condizioni.

Qui ti racconto di una breve chiacchierata che ho avuto con un ragazzino nella Villa 1-11-14 (N.d.T. insediamento di Bajo Flores) in cui gli ho detto: “ sei solo un bambino” e lui mi ha risposto “un bambino? Ho già fumato e scopato. Ho ucciso e ho rubato, ho la mia banda e sono già un uomo” il personaggio, aveva 14 anni…

La cultura NARCO ha fatto un danno quasi irreparabile e ha segnato un destino di morte, propria o altrui ma sempre morte, in cui mentre normalmente ciò che preme di più ad un essere umano è la vita, qua, non viene presa nemmeno in considerazione… 

Guardando questi centri abitati e standovici dentro, si osserva che lo stato non esiste, non ci sono scuole, nè assistenza sanitaria ne istituti tecnici o professionali, ne Giustizia ne tantomeno Sicurezza, al contrario la gorra, cobani, rati o gato (N.d.T. polizia) è il nemico da abbattere… esistono anche lavoratori che sono quasi un 75% e che devono vivere nel silenzio del codice di vita, mentre il resto si compone di tranzas, camellos, o mataguachos (N.d.T. spacciatori) e di leader che dominano territorialmente la vendita di pasta base  (N.d.T. chiamata anche paco, è una droga a basso costo simile al crack a base di cocaina il cui contenuto oscilla tra 0,01 g e 0,03 g a dose). Questo dialetto è un riflesso della realtà di 500mila giovani solo della provincia di Buenos Aires che non studiano e non lavorano… 

Questa è la realtà della nostra Argentina nel 2013, non desidero esporre un quadro statistico ma solo di avvertimento; a Mar della Plata 18 anni fa esistevano solo 2 villas, oggi ne esistono 48, a San Martin 12 anni fa esistevano 52 villas oggi ne esistono 112 tra le quali 2 con i Maras…

Le domande sono infinite… ma molto poche le risposte, resta solo l’eco vomito-ipocrita dei politici, sia del governo che dell’opposizione, che ciarlano di governo popolare, di integrazione, di opportunità, di uguaglianza…  senza interessarsi nè del settore nè del luogo sono solo menzogne mentre dei bambini nessuno se ne occupa, nessuno li protegge, nessuno ripara le loro vite, solo il narcotraffico se ne occupa, li guida e li utilizza fino a quando gli servono. Tutti li utilizzano…



La domanda…  è questa  “l’Argentina che non vogliamo vedere”, smettiamola di essere ipocriti e iniziamo a creare una nuova Argentina… domani potrebbe essere troppo tardi…

GERGO VILLERO/TUMBERO:

Esempio di frasi: “pintaron los ratis y sacamos los fierros” “el tipo se hizo el gato y lo tuvimos que quemar” “estoy pegado, rejugado, hasta los manos” “ranchando con pibitos de mi palo” “a los violines los hacemos nuestros gatos”

RESCATAR/RESCATARSE: lasciare la cattiva strada, gli eccessi, le droghe ecc. / Rasserenarsi, tranquillizzarsi / comprare qualcosa (es. Che Cacho! Rescatate una birra!”
TUMBA: carcere
GUACHO: giovane
VIOLINES: stupratori
APRETAR: rubare
BIGOTE/COBANI/GATO/RATI/GORRA/YUTA: polizia
QUEMAR: uccidere
LLANTAS: scarpe
ARMETI: munito di sigarette
ASTILLAR: dividersi la refurtiva
AUTO: omosessuale passivo
CANO: revolver, arma da fuoco
CARPUSEANDO: guardare qualcuno con l’intenzione di farci sesso
COLINO: scemo
CORCHITO: sigaretta con filtro
EMBROYO: tenda fatta con coperte che si usa per avere rapporti sessuali
FEDERICO: officiale di Polizia Federale
FICHE: officiale di polizia
FUELLE: fornelletto
MERLUZA: cocaina
MULA: chi trasporta droga all’interno del proprio corpo
PAJARITO: bibita alcolica elaborata clandestinamente dai detenuti. Si compone di: lievito, acqua di riso, zucchero e frutta grattugiata
SAPO: serratura
TRANSA: vendita di droga
VERDUGA: donna, moglie

Tra le parole del gergo villero in relazione alla droga troviamo:

EL VIEJO DE LA BOLSA: chi vende droga
ANESTESIA/MERCA: droga
CHALA/MARIA JUANA/RAMA: marijuana
NARQUEAR: offrire droga
PAPEL/RAVIOL: dose di cocaina
LADRILLO: contenitore in cui viene avvolta la droga
MECHERO: persona che ruba nei negozi
CHAMULLAR: parlare, chiacchierare con il fine di sviluppare qualcosa
CHAMULLO/CHAMUYO: parola che questo dialetto ha preso dal calò, il dialetto dei gitani spagnoli
ZAMUDIO: ha due significati, si può usare per indicare lo spinello o quando si parla di denaro. Es. “podriamos quemar unos zamudios” oppure “juntamos unos zamudios pà la birra”
QUERUZA: attenzione/attento/occhio!!! Utilizzato maggiormente con la preposizione “de”. Si usa anche per indicare il prodotto o il ricavato di qualcosa di illegale
PETISO: sesso orale
BAJA’ CANCHA: invito a fare a botte
EFFEAME!!:): si usa per chiedere a qualche povero stronzo solitario di firmare il proprio fotolog (N.d.T. servizio di condivisione di album di foto 2.0) per avere la falsa illusione di avere degli amici
BIGOTE: persona che vuole o sembra essere ciò che in realtà non è
TOMARSE EL PALO: andarsene da un luogo
JUGUETE: avverbio negativo. Sinonimo di “NO”. Usato per negare principalmente in risposta a una domanda. Es. “vas a ir a mi casa? Juguete!”
ALTO/A: si usa come aggettivo, sinonimo di “grande” “spettacolare”. Es. “alto quilombo, alta fiesta”

N.D.T. PER FARVI FARE UN'IDEA DELLE VILLAS VI RIMANDO A QUESTI DUE LINK:
VILLA DI BAJO FLORES http://www.youtube.com/watch?v=B2qhM-3AWvw
VILLA DI FUERTE APACHE http://www.youtube.com/watch?v=mTznVUX4j1E

giovedì 28 novembre 2013

IL NARCOTRAFFICO E I PROBLEMI DERIVATI DALLA DROGA IN AMERICA LATINA

di LAURENT LANIEL

traduzione dal francese e dal castellano di: FRANCESCA MARIA  - MP3 PERONISTA ITALIA

contributo di: FORO SEGURIDAD URBANA EN REDES


Una versione leggermente differente di questo articolo è stata pubblicata in Jaime Massardo (coord.) e Alberto Suarez-Rojas (coord.): America latina : Mosaico cultural. Reperes de culture generale en espagnol, Ellipses, Paris, 2005 (pp.389-395)


Il problema del narcotraffico è trattato in termini di legittimità sociale che i trafficanti di droga latino-americani hanno acquisito a partire dall’inizio degli anni ottanta. Passiamo in rassegna le manifestazioni di questa legittimità nella sfera linguistica, culturale, economica e di politica interna ed estera. L’imposizione simultanea, a partire dalla crisi del debito, di un modello economico neoliberale e di strategie repressive di controllo delle droghe, d’ispirazione americana, hanno conferito al NARCOTRAFFICO un’utilità economica, politica e anche strategica per le classi dirigenti dell’America Latina e degli Stati Uniti. L’industria della droga rappresenta inoltre un’alternativa economica per dei grandi settori delle classi povere. Tali sono i principali fattori che spiegano lo sviluppo del traffico di droga e del suo successo su tutto il continente americano. La sua principale conseguenza negativa è l’installazione di un clima di terrore e di diffidenza che risulta dalla violenza inerente all’illegalità del traffico di droga e dalla violenza generata dalla sua repressione.


Se oggi chiedete ad esempio a un passante di Parigi, Boston, Tokio o Lagos di citare un colombiano famoso, è probabile che penseranno a Pablo Escobar anziché al premio Nobel Gabriel Garcia Marquez. Questa repentina notorietà mondiale dei commercianti latinoamericani di sostanze psicotrope illegali, delle mafie del narcotraffico, è in gran parte il risultato degli importanti cambiamenti politici e economici che sono avvenuti in America Latina negli ultimi vent’anni.

L’impatto è stato tanto forte che a partire dagli anni 80, il folklore, inclusa la mitologia, di numerosi paesi latinoamericani, ha visto apparire brutalmente un nuovo personaggio: il NARCOTRAFFICANTE, a cui si attribuiscono vizi e virtù a seconda del punto di vista. Il termine è stato adottato anche in Messico, nonostante avesse un suo referente empirico che si chiamava gomero o mariguano dall’inizio del secolo, vale a dire 50 anni prima della nascita degli oggi famosi CARTELLI COLOMBIANI. Anche se è certo che prima della Rivoluzione Messicana la sua fama non arrivava oltre le catene montagnose a nord del paese. Il narcotrafficante contemporaneo, sempre designato al maschile nonostante alcune donne entrarono a far parte della leggenda, si è imposto con talmente tanta violenza nel giro di 20 anni nello scenario politico, economico e sociale latinoamericano, che si dovette abbreviare il nome che lo descrive. Il bisogno di scriverlo e di pronunciarlo costantemente lo faceva apparire troppo lungo e venne trasformato in NARCO. Si conservò il prefisso che si sostantivò sicuramente in modo abusivo. E’ probabile che questo neologismo sia in realtà un anglicismo che si impose nella lingua spagnola, mentre in terra latinoamericana, il governo federale degli Stati Uniti imponeva il suo modello di guerra contro le droghe. In quanto prefisso sostantivato, il narco latinoamericano deve la sua esistenza in buona parte all’abitudine presa dagli statunitensi di designare in maniera scorretta con il nome di NARCOTICI tutte le sostanze psicotrope illegali, anche quelle che non sono sonniferi ma stimolanti come la cocaina. Quest’alcaloide estratto dalle foglie di coca, coltivata nella regione andina da centinaia di anni, è quello che ha contribuito più di tutti alla volgarizzazione del termine narco.

Per molti latinoamericani il trafficante di droga è diventato un simbolo di successo, il compatriota che si prende gioco dei gringos. Che dice di aver dato agli statunitensi  “una zuppa di del proprio cioccolato” e si presenta come uno di questi imprenditori di successo delle telenovele statunitensi, una specie di J.R. Ewing latino. Egli incarna la rivincita dell’America Latina e acquisisce lo status di eroe popolare, soprattutto perché sa come guadagnarsi la lealtà dei suoi concittadini costruendo scuole, abitazioni, distribuendo regali e favori, etc. Pertanto anche se si prende una condanna in carcere o se è perseguitato dalla polizia si può convertire in una leggenda vivente e in un modello di cui bisogna imitare il codice d’onore, il valore e la virilità. In questo modo, nel nord del Messico vari gruppi di musica ranchera come los Tigres del Norte o los Tucanes de Tijuana hanno fatto fortuna cantando le lodi dei grandi trafficanti locali. I NARCOCORRIDOS, come si chiama questo genere musicale derivato dai corridos (ballate) che prima si dedicavano agli eroi della Rivoluzione Messicana sono apprezzati anche in Colombia dove, così come in Messico e nel sud ovest degli Stati Uniti, hanno un gran successo radiofonico e discografico. Il narcorrido più conosciuto è senza dubbio Contrabando y Traicion che narra la storia tragica di Camelia la Texana, contrabbandiera di marijuana tra Tijuana e Los Angeles, e assassina per amore.

Per molte ragioni, è agli Stati Uniti che il narco latinoamericano in carne e ossa deve il suo successo economico e la sua legittimità sociale nei paesi a sud di Rio Bravo. Nonostante l’importante boom del consumo di sostanze illecite nel resto del mondo, America Latina inclusa, dall’inizio degli anni 90, gli Stati Uniti continuano a essere il mercato nazionale di consumo di droghe più grande del mondo, e di conseguenza il bersaglio principale del NARCOESPORTATORE latino. E’ il paese in cui si vende la maggior parte del suo gallo (marijuana), del suo perico (cocaina) e della sua chiva (eroina). D’altra parte è dagli Stati Uniti che provengono la maggioranza delle armi che il narco usa indiscriminatamente, e i beni di consumo che alimentano il suo ostentato stile di vita. 

Ma oltre l’immaginario popolare, la legittimità di cui gode il narcotrafficante non è solamente del tipo che può comprarsi con il suo argento o estorcere col suo piombo, essendo questi due metalli tra i più famosi argomenti di persuasione del già citato Robin Hood Paisa, vale a dire Pablo Escobar, alias Don Pablo o El Patron. La legittimità del narco implica anche aspetti politici. Così come fecero Escobar (morto nel 1933) e il suo cartello di Medellin, o il capo messicano Amado Carrillo Fuentes (ufficialmente morto nel 1997) e il cartello di Ciudad Juarez, il narco latino sa promuovere i suoi interessi e difendere la sua impunità toccando una corda sensibile dell’opinione pubblica latinoamericana: il nazionalismo antistatunitense. Si dichiara nazionalista perché si oppone all’ingerenza americana che viola la sovranità nazionale del suo paese. Gli statunitensi replicano, non senza ragione che questa posizione ideologica, che loro qualificano come NARCONAZIONALISMO, si deve soprattutto al timore che hanno i trafficanti di essere estradotti e finire in una prigione degli Stati Uniti. 

Il razzismo che ha permeato l’applicazione delle leggi antidroga statunitensi create dall’ultimo quarto del secolo scorso fino ad oggi, partecipa anche, in maniera indiretta, al processo di legittimazione dei narco in America Latina. Infatti, in relazione al suo peso demografico nella popolazione totale degli Stati Uniti di circa 300 milioni, sono pochi gli statunitensi bianchi e protestanti di origine anglosassone, i WASP così si dice in inglese, condannati al carcere per delitti relazionati con la droga. Al contrario, gli statunitensi neri e quelli di origine latinoamericana costituiscono circa il 60% dei detenuti per questo tipo di delitti. Le leggi antidroga applicate negli Stati Uniti dalla metà degli anni 80, che il governo federale intende esportare al mondo intero a partire dall’America Latina, hanno trasformato questo paese in uno dei primi al mondo per numero di detenuti, tanto in termini assoluti che relativamente al totale dei suoi abitanti. D’accordo con le cifre pubblicate dal governo di Bill Clinton alla fine del 1998 il numero dei detenuti nelle carceri statunitensi ammontava a 1 milione e seicentomila. E così oggi negli Stati Uniti ci sono più giovani neri sottomessi a un’altra forma di controllo giudiziario per crimini relazionati alla droga, piuttosto che neri che studiano nelle università del paese. Nemmeno l’antico governo razzista del Sud Africa dell’apartheid aveva visto  cifre carcerarie come quelle degli Stati Uniti.

In queste condizioni, e dato i gravi problemi economici che flagellano l’America Latina, così come il tradizionale anti-gringuismo dei suoi abitanti, non è difficile per il narco convincere i latinoamericani che, dopo tutto, lui non fa altro che guadagnarsi la vita pericolosamente prendendosi gioco degli agenti di un governo oppressivo.

Ma questo conflitto, in apparenza irrimediabile, non impedisce le alleanze tattiche o strategiche tra narco latini e giustizieri statunitensi quando entrambi hanno interessi comuni. Questo è il caso della guerra in Nicaragua quando, con l’appoggio della CIA, i guerriglieri della Contra, che si opponevano al governo Sandinista, finanziarono una parte della loro lotta con il traffico di cocaina.

Dal punto di vista globale, si può dire che il commercio di droga genera ricchezza, mentre le politiche neoliberali applicate dalla maggior parte dei governi latinoamericani e dalla crisi del debito negli anni 80, abbassò la pressione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale (BM), hanno esteso la povertà concentrando la ricchezza nelle mani di piccoli gruppi oligarchici. Ciò nonostante, bisogna precisare questa posizione tra un narcotraffico prodigo e un neoliberalismo impoveritore.  Giacchè se una parte del ricavato del narcotraffico permette a certi settori, soprattutto rurali, di salvarsi dalla completa indigenza, la maggior parte resta concentrata nelle mani dei capi del narcotraffico, in quelle dei loro soci nel commercio legale e la banca, e in quelle dei loro protettori politici. A livello macroeconomico, una volta che il riciclaggio di denaro negli Stai Uniti, America Latina, Europa o nei paradisi fiscali, gli ha dato una facciata di rispettabilità, i NARCODOLLARI irrigano il sistema finanziario internazionale, partecipano al pagamento del debito e pertanto si inseriscono nella logica del neoliberalismo.

Come tutti gli uomini d’affari che si rispettano, i narco hanno saputo tendere allacci con le classi politiche, soprattutto mediante il finanziamento di campagne elettorali e inserendosi in reti clienteliste che definiscono il gioco politico di molti paesi latinoamericani. Reti che, giustamente, soffrono la minaccia di esaurirsi, giacchè una gran parte dei ricorsi generati in America Latina è stata diretta (e continua ad essere diretta), verso il nord per pagare i prestiti. In alcuni paesi, i narco diventano politici, e in altri, sono i politici che diventano narco. A tal punto che non si capisce chi sia cosa. Per esempio, in Messico, in cui si stà avviando un processo di democratizzazione e si avvicina l’elezione presidenziale del 2000, si parla attualmente di narcosistema, di narcopolitici e di narcodemocrazia.

In America Latina spesso si tratta degli stessi politici che al tempo stesso denunciano l’interventismo statunitense e la corruzione dei governi che lo hanno preceduto, utilizzano i narcodollari per essere eletti e, una volta al potere applicano le ricette neoliberali del FMI e le politiche repressive e perfettamente inefficaci della lotta contro la droga imposte mediante la NARCODIPLOMAZIA di Washington… Abbiamo quindi un cocktail esplosivo i cui due ingredienti principali sono le politiche economiche, che concentrano la ricchezza e estendono la povertà, e misure di tipo giudiziario, che reprimono violentemente la criminalità generata dalla povertà… ma senza mai farla fuori. E il risultato è la crescita della violenza che, installandosi nella vita quotidiana, mantiene le grandi città latinoamericane, già di per sé caotiche, e vaste regioni della campagna, in un costante clima di terrore e sfiducia. 

GLOSSARIO

CARTEL: cartello; nome designante abitualmente un gruppo di imprese che lavorano per dominare un mercato controllando i prezzi per la regolazione della produzione e della concorrenza (ad esempio il cartello dei petroli). Sono dei poliziotti americani che per la prima volta all’inizio degli anni 80, hanno applicato in maniera abusiva il termine di cartello al mondo del traffico di droga. Allora si trattava di designare le organizzazioni di trafficanti di cocaina operanti da Medellin. Dopo questo termine si è generalizzato. E oggi è utilizzato di routine, e anche se abusivo, per la stampa latinoamericana e occidentale per designare le organizzazioni dei trafficanti di droga, esclusivamente latinoamericani malgrado la violenta concorrenza alla quale si dedicano tra di loro.

LAVADO DE DINERO: riciclaggio di denaro; nome designante l’insieme di operazioni volte a mascherare l’origine delittuosa dei fondi (specialmente derivati dal traffico di droga) per conferire loro un origine in apparenza legittima al fine utilizzarli liberamente all’interno di operazioni legali.

NARCODIPLOMACIA: narcodiplomazia; termine di origine americana (narco-diplomacy) designante l’insieme delle azioni politiche degli Stati Uniti volte a favorire l’adozione da parte di governi stranieri, soprattutto latinoamericani, di norme e politiche di controllo delle droghe basate sul modello americano.

PAISA(S): aggettivo familiare designante gli abitanti del dipartimento colombiano di Antioquia, di cui la capitale e Medellin.

PSICOTROPO,A(S): psicotropo; aggettivo derivato dal greco utilizzato come nome che significa letteralmente “che fa muovere lo spirito”; designa le sostanze che fanno effetto sul sistema nervoso centrale. Oggi è più sovente impiegato per designare dei medicinali legali che hanno effetto sulla psiche.


BIBLIOGRAFIA

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– El Siglo de las Drogas, Espasa-Hoy, México, D.F., 1996.
Betancourt, D. & García, M.: Contrabandistas, marimberos y mafiosos: Historia social de la mafia colombiana (1965-1992), Tercer Mundo Editores, Santafé de Bogotá, 1994.
Bourgois, P.: In Search of Respect: Selling Crack in El Barrio, Cambridge University Press, Cambridge, New York and Melbourne, 1995.
Castillo, F.: Los jinetes de la cocaína, Editorial Documentos Periodísticos, Bogotá 1987.
Escohotado, A.: Historia de las drogas, Alianza Editorial, Madrid, 1989.
García-Sayán, D. (ed.): Coca, cocaína y narcotráfico. Laberinto en los Andes, Comisión Andina de Juristas, Lima, 1990.
Latin American Bureau-IEPALA: Narcotráfico y Política: Militarismo y Mafia en Bolivia, LAB-IEPALA Editorial, Madrid, 1982.
Lee, R.: The White Labyrinth: Cocaine and Political Power, Transaction Publishers, New Brunswick and London, 1989.
Molano, A.: Selva adentro. Una historia oral de la colonización del Guaviare, El çncora Editores, Bogotá, 1987.
Observatoire Géopolitique des Drogues: Atlas mondial des drogues, Presses Universitaires de France, Paris, septembre 1996.
– Géopolitique mondiale des drogues, 1997-1998, OGD, Paris, Octobre 1998 .
Palacio, G. (comp.): La Irrupción del Paraestado. Ensayos sobre la crisis colombiana, Fondo Editorial CEREC, Bogotá, 1990.
Salazar, A. & Jaramillo, A.M.: Medellín: Las subculturas del narcotráfico, CINEP, Santafé de Bogotá, 1992.
Scott, P.D. & Marshall, J.: Cocaine Politics, Drugs, Armies and the CIA in Central America, University of California Press, Berkeley and Oxford, 1991.
Un Narco se confiesa y acusa: carta abierta al pueblo colombiano, Editorial Colombia Nuestra, 1989
NOTAS
[1] Ver: Un Narco se confiesa y acusa: carta abierta al pueblo colombiano. Editorial Colombia Nuestra. 1989 (obra anónima que observadores atribuyen a Pablo Escobar Gaviria o a Gonzálo Rodríguez Gacha).
[2] Ver: Luis Astorga: Mitología del narcotraficante en México, Plaza y Valdés, México, D.F., 1995; y Luis Astorga El Siglo de las Drogas, Espasa-Hoy, México, D.F., 1996.
[3] Por ejemplo, Los Tigres del Norte: Temas de películas, corridos originales, Musivisa, sin fecha; y Los Tucanes de Tijuana: 14 Tucanazos bien pesados, Alacrán Productions Records Inc., distribuido en México por EMI Music México S.A. de C.V., 1995.
[4] Ver: Mario Quintero Lara: “Mis Tres Animales”, en Los Tucanes de Tijuana: 14 Tucanazos bien pesadosop. cit.
[5] Peter Dale Scott & Jonathan Marshall: Cocaine Politics, Drugs, Armies and the CIA in Central America, University of California Press, Berkeley and Oxford, 1991.



mercoledì 27 novembre 2013

LE VENTI VERITA' DEL PERONISMO


   traduzione di: FRANCESCA MARIA  - portavoce italiana MP3 Peronista





     1. La vera democrazia è quella in cui il governo fa ciò che vuole il popolo e difende un solo interesse, quello del popolo.

2. Il Peronismo è essenzialmente popolare. Tutto il circolo politico è antipopolare e pertanto, non è Peronista.

3. Il Peronista lavora per il movimento. Chi serve un partito o capo politico in suo nome, lo è solo di nome.

4. Per il Peronismo non esiste che una sola classe di uomini: quelli che lavorano.

5. Nella nuova Argentina, il lavoro è un diritto, che crea la dignità dell’uomo, ed è un dovere perché è giusto che ognuno produca almeno ciò che consuma.

6. Per un Peronista non può esserci niente di meglio di un altro Peronista.

7. Il Peronista non deve sentirsi superiore a quello che è né inferiore a ciò che deve essere. Quando un Peronista inizia a sentirsi superiore a ciò che è, si trasforma in oligarca.

8. Nell’azione politica, la scala di valori del Peronista è la seguente: primo la Patria, secondo il Movimento, terzo l’Uomo.

9. La politica per noi non è un fine, ma solo un mezzo per il bene della Patria, che consiste nella felicità dei suoi figli e nella grandezza nazionale.

10. Le due braccia del Peronismo sono la giustizia sociale e l’aiuto sociale. Con essi diamo al popolo un abbraccio di giustizia e di amore.

11. Il Peronismo anela l’unità nazionale e non la lotta. Desidera eroi ma non martiri.

12. Nella nuova Argentina gli unici privilegiati sono i bambini.

13. Un governo senza dottrina è un corpo senza anima. Per questo il Peronismo ha la sua propria dottrina politica, economica e sociale: il Giustizialismo.

14. Il Giustizialismo è una nuova filosofia di vita, semplice, pratica, popolare, profondamente cristiana e profondamente umanista.

15. Come dottrina politica, il Giustizialismo realizza l’equilibrio dei diritti dell’individuo con quelli della comunità.

16. Come dottrina economica, il Giustizialismo realizza l’economia sociale, ponendo il capitale al servizio dell’economia e quest’ultima a beneficio del benessere sociale.

17. Come dottrina sociale, il Giustizialismo realizza la giustizia sociale che dà ad ogni persona il proprio diritto in funzione sociale.

18. Vogliamo un’Argentina socialmente giusta, economicamente libera e politicamente sovrana.

19. Costituiamo un governo centralizzato, uno stato organizzato e un popolo libero.

20. In questa terra la cosa migliore che abbiamo è il popolo.

domenica 20 ottobre 2013

IL 17 OTTOBRE DI EVITA E DI DELFINA BUNGE

Contributo di JUAN ANIBAL GOMEZ - MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION 
Traduzione di Francesca Maria - MP3 Italia - Portavoce italiana di Juan Anibal Gomez e del MP3




IL SIGNIFICATO DEL 17 OTTOBRE (EVA PERON, “STORIA DEL PERONISMO”)

…“Il 17 Ottobre può essere analizzato come episodio nel suo significato. In quanto a valore storico, possiede valore in sé stesso per quelle che furono le sue conseguenze. Di per sé, il 17 Ottobre è qualcosa di eccezionale, che mai si è visto nella storia dell’umanità, credo anzi in nessun singolo momento della sua storia. Non nego che ci siano stati altri movimenti popolari di grandezza pari a quello che realizzò il popolo argentino il 17 Ottobre 1945, ma il nostro movimento li ha superati tutti per 2 motivi: è stato un movimento pacifico e, in più, è stato allegro. SICUREZZA E SPERANZA. Perché il popolo nutriva una grande speranza ed aveva una grande sicurezza. Perché avrebbero dovuto passare sopra i cadaveri del popolo se non fosse tornato il Colonnello, e non avrebbero mai fatto ritorno a casa senza trovarlo. Pertanto, erano sicuri che avrebbero trionfato nella loro impresa, e la loro allegria risiedeva in questo. Erano allegri perché presentivano il prossimo trionfo… Nella storia mai nessun movimento di tanta grandezza e trascendenza come quello del 17 Ottobre (trascendenza che racchiude più di sei anni) è stato fatto senza spargimento di sangue. Abbiamo già ricordato la rivoluzione russa e la rivoluzione francese. Entrambe non furono che morte e distruzione di ogni valore non solo materiale ma anche umano”…

MANUEL GALVEZ (“En el mundo de los seres reales”, ed. Hachette) – commenta Manuel Galvez in merito a un articolo pubblicato da sua moglie, DELFINA BUNGE.

…”il 17 Ottobre, Delfina fu una delle poche persone di classe elevata che ci vide chiaro: il movimento era una rivoluzione sociale. Quindi pubblicò su El Pueblo l’articolo “una nuova emozione a Buenos Aires”. Molti abbonati tolsero la propria sottoscrizione al quotidiano e né io né Delfina potemmo continuare a collaborarci… trascriverò alcune frasi di Delfina, preannunciando che nel suo articolo non nomina Peròn, non elogia il governo e non difende nulla: “un’emozione nuova quella del 17 Ottobre, l’apertura tra di noi, di una moltitudine proletaria e pacifica. Qualcosa che non conoscevamo e che, da parte mia, non sospettavo nemmeno che potesse esistere… le strade presenziarono a qualcosa di insolito. Da ogni punto del suburbano si vedevano arrivare gruppi di proletari, dei più poveri tra i proletari, e passavano sotto i nostri balconi. Era la folla tanto temuta. Era, pensavamo, la gente scontenta…” Riferisce che il nostro primo impulso fu quello di chiudere i balconi ma che, affacciandoci sulla strada, restammo in attesa. In seguito la folla “sembrava oggetto di una trasformazione miracolosa. Il suo aspetto era bonaccione e tranquillo. Non avevano visi ostili né pugni levati, come qualche anno fa. E più di ogni cosa ci stupirono le loro grida e i loro strilli. Non ci si raccapezzava più di nulla”… A Delfina interessava solo il fatto che i lavoratori erano riuniti in atteggiamento di pace. Ci sarà forse stata nella massa qualche lontana influenza del Congresso Eucaristico? Ecco le parole che in seguito indignarono tutti: evocò le folle della Palestina che seguivano Gesù che vennero interpretate come se Delfina volesse comparare Peròn a Cristo mentre ciò che comparava erano le folle. O gli ignoranti credevano che chi seguiva Gesù era la gente “per bene” di Gerusalemme? No, quelli che seguivano Gesù erano i pezzenti, la marmaglia. Allo stesso modo dei derelitti del 1945”.



giovedì 17 ottobre 2013

1945 - 17 OTTOBRE - 2013 "GIORNATA DELLA LEALTA' PERONISTA"

COMPAGNE E COMPAGNI,

OGGI, 17 OTTOBRE, E' LA GIORNATA DELLA LEALTA' PERONISTA, E QUESTO CI IMPONE DI DIFENDERE COME NON MAI GLI INTERESSI SACROSANTI DEL NOSTRO MOVIMENTO, SOPRATTUTTO OGGI IN CUI MOLTI PARLANO DI PERONISMO, MA POCHI SONO VERI PERONISTI...

Il 17 Ottobre del 1945 non fu una semplice manifestazione di protesta, fu una grande rivolta popolare che vide la partecipazione e la mobilitazione di massa dei lavoratori con tutte le caratteristiche proprie di un'insurrezione.

Per questo motivo John William Cooke disse: "il Peronismo fu il più alto livello di coscienza a cui arrivò la classe lavoratrice argentina"

Il 17 Ottobre 1945 segna la fine di un'Argentina e l'inizio di un'altra. Fu un fatto talmente contundente che anche oggi, nonostante le conquiste perdute, il patrimonio dilapidato, le infamità commesse, è rimasto non solo come ricordo ed evocazione, ma come Bandiera di lotta per la Dignità Nazionale.

VIVA PERÓN.., VIVA EVITA..., VIVA LA TERCERA POSICIÓN..!!!


venerdì 4 ottobre 2013

IL FALLIMENTO “K” E’ STATO CONSOLIDATO DAL PERSONALISMO. CAMBIAMENTI NELLA DEMOCRAZIA PLURALISTA. DI JUAN ANIBAL GOMEZ.

di JUAN ANIBAL GOMEZ – FONDATORE E COORDINATORE MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION, FORO SEGURIDAD URBANA, RED AMPARO, DIRIGENTE COMUNALE, POLITICO E SOCIALE, EX VETERANO DELLE MALVINAS

Traduzione di Francesca Maria  - MP3 Italia - Portavoce italiana di Juan Anibal Gomez e del MP3



LA PATOLOGIA INDIVIDUALISTA GIUNTA AL POTERE.

La frase di John Fitzgerald Kennedy “il successo ha molti genitori, ma il fallimento è orfano” applicata al caso della fine della decade “K” in Argentina, se questa decade ha un genitore, questo è il personalismo, una faccetta dell’individualismo, messo al servizio del potere.

Nella vita politica mondiale, si è osservato molte volte il predominio di governanti personalisti, soprattutto nel Peronismo, in epoche di crisi, e più notoriamente nei paesi in cui si spezza il vincolo rappresentativo, così come succede naturalmente in quasi tutti i paesi dell’America Latina. Questo vale a dire che già c’era una cultura predominate tipica dei regimi dittatoriali militari, ma sembra che tale genoma sia stato geneticamente adottato da governi che provengono dalla democrazia, in cui i propri personalismi con il passare del tempo sono stati fagocitati dall’individualismo, conducendo a un governo pseudo-democratico, a causa del traviamento delle sue manifestazioni emozionali e passionali invece di quelle dettate dal buon senso e dal raziocinio necessario della politica pluralista su cui si fonda la democrazia.

Già Mounier, nella sua analisi filosofica, ci spiegava le variabili del personalismo messo al servizio del potere. “Dal silenzio, la persona è capace di ristabilirsi e, dalla sua intimità, riesce a diventare presente nella realizzazione della sua peculiare vocazione. Per questo” dice Mounier “bisogna uscire dall’interiorità per mantenere l’interiorità. (…) La persona è un “dentro” che ha bisogno di un “fuori” e proprio qui sta la suggestione del principio di conformità e la sua ricerca della verità o dello stretto necessario, soffrendo a volte di certe ossessioni che generano nell’individuo la difficoltà di prendere delle decisioni. Nella fase collettiva, si viene a creare così l’intrigo di un governo nel cammino da seguire nell’ambito di un modello o di un piano; e proprio qui sta il principio di successo o di fallimento, soprattutto quando il personalismo si trasforma nel fattore determinante di uno Stato, e le diversità personali, il complesso del governante, con le sue patologie, iniziano a inocularsi a tutto lo Stato. Questi governanti narcisisti sono soliti circondarsi di un ampio comitato di applausi, e depurano periodicamente le proprie fila per la paura paranoica di possibili infiltrati… una realtà PATETICA che osserviamo nella cosiddetta “decade vincente” e nelle sue gravi conseguenze, che ci portano a temere per un futuro che si prospetta più incerto che certo.

Proseguendo questo tipo di analisi nel governo pseudo-peronista “K” incontriamo una differenza, cioè il famoso “doppio comando”, vale a dire due individualismi, diversi nel pensiero e nell’azione, il cui obiettivo, una volta passata la prova del primo governo, è stato quello di perdurare nel tempo. Mounier  ci spiega l’individualismo rapportato al matrimonio e ci dice “per una buona parte di coloro che aspirano al matrimonio, questo rappresenta la ricerca della doppia perfezione: sviluppare un essere vivente che dirà di sì a tutte le sue parole, acconsentirà a tutte le sue azioni, giustificherà tutti i suoi errori, rinuncerà alle proprie differenze e resistenze; tale è l’illusione provvisoria che chiamano amore. Se entrambi i partner sono lineari e la coppia è amorfa, si sentiranno più tranquilli nella fedeltà, se invece uno o l’altro sono più profondi o creativi, uno resiste appena o segna la sua diversità quando l’altro se ne va via di casa.” Tutto bene fin qui, ma quando si tratta di potere, affiorano certe qualità individualiste, soprattutto la competenza di chi è più preparato o che si trova in condizioni migliori per condurre il governo di un Paese.

L’Argentina viene da uno dei più grandi disastri politici della storia come quello del 2001 quando, oltre a mettere in pericolo la democrazia, il costo peggiore da pagare fu quello del degrado delle Istituzioni, in cui crollarono tutti i freni e le previsioni politiche e sociali che sono appunto le Istituzioni. A partire da allora fino ad oggi, la società ha portato alla frattura di suddette istituzioni a causa della mancanza di fiducia in esse e al non difenderle in un periodo di crisi arrivando ai limiti dell’anarchia.

In questo contesto sociale, equilibrato in parte dal governo di Duhalde, si è giunti al matrimonio Kirchner, seguendo la guida nell’ambito dell’economia del suo Ministro dell’Economia Lavagna, nella sua prima fase,  per poi giungere alla conduzione personalista di Nestor Kirchner, e, a questo punto, sono iniziate le perturbazioni socio-economiche, perché si ha governato con il libro delle priorità politiche anziché con quello delle necessità democratiche; è scomparso un modello coerente di programmi di politica statale, necessari nel momento che si stava vivendo, procedendo al contrario all’avventura vorticosa che cadde sotto l’opzione della corruzione lussuriosa, di un modello basato sul capriccio, che si è allontanato dalle necessità del popolo che ha pagato la libertà con il narcotraffico, le disuguaglianze sociali con l’insicurezza delle proprie vite con le sue conseguenze. I grandi errori sono molti, a partire dalle vicissitudini di salvatori temporanei come Boudou, fino ad arrivare alle gravi conseguenze del malgoverno, per primo il suo fallimento. Il Populismo Economico camuffato da Peronismo che hanno preteso di stabilire, è una messa a fuoco dell’economia in base a un modello che ha privilegiato la crescita e la redistribuzione delle entrate sottovalutando i rischi dell’inflazione e del finanziamento deficitario; le restrizioni esterne hanno portato alla reazione di investitori, risparmiatori e consumatori di fronte alle politiche aggressive al mercato. Il suo correlato è il fatidico populismo politico che ha portato al caos, in quanto basato più su piani circostanziali che su un serio Programma per un’economia sostenibile.

CRISTINA FERNANDEZ WILHELM DE KIRCHNER. La distruzione del Peronismo, la creazione di falsi movimenti pseudo-peronisti come quello de La Campora, oggi inesistente, sono stati il caos e i primi segnali del suo malgoverno sono stati anche i suoi grandi errori politici, sociali ed economici che ha cercato invano di chiudere facendo ricorso alla sua personalità mediatica in quanto molto preparata in oratoria, che però non le ha fatto ottenere la cosa più importante di un governo, cioè la fiducia del suo popolo e soprattutto, ricevendo la sua politica scelta dal confronto, il cercare di differenziarsi dal suo defunto marito, cioè il famoso 54% delle sue elezioni, ottenendo come risposta più di 4 marce sociali di massa, che senza leader e nel silenzio più assoluto, dopo più di 200 anni di storia, hanno invaso le strade facendo sentire la propria opposizione e la propria protesta, non solo contro il governo ma anche contro l’opposizione, che per inerzia o indifferenza o mancanza di reazione ha portato a 10 anni di un governo che non li rappresentava e ad un’opposizione indolente dinnanzi la gravità politica. Oggi le ultime elezioni segnano inesorabilmente la caduta di un Governo despota e contrario alle necessità della popolazione che gli ha ritirato la sua fiducia, nonostante si sia cercato di comprarne le necessità, così come è successo nelle ultime elezioni nelle Pcia. De Corrientes, e succederà in quelle che verranno, non si può comprarne la dignità.

Questa è la dura realtà dell’attuale Argentina, e la domanda emersa in seguito  è: dove sta e chi realizza la democrazia rappresentativa dei partiti? Oltre al fatto che le ultime elezioni sono stati il colpo di grazia per il governo ” K” , che giorno dopo giorno corre a perdifiato per salvaguardarsi così come fanno le masse, al momento la domanda è: quando capiranno che i partiti politici dovranno ricostruire i loro valori rappresentativi su veri leader rappresentativi e che per questo si devono ricostruire i suddetti partiti che soffrono di costruzione politica da più di vent’anni perché esistono solo personalismi che non fanno nulla per migliorare il sentimento e l’azione di un governo, arrivando a diventare un governo che si appella di nuovo all’individualismo…???

La democrazia dei partiti politici deve avere la qualità rappresentativa dei suoi dogmi e del rispetto per le proprie ideologie non come oggi in cui ha vinto la plutocrazia caduta alla mercè del presunto candidato che porta i soldi per le elezioni e in cui i partiti si disgregano con alternative mediatiche antipolitiche basate su chi propone soluzioni magiche senza programma e senza partito e con alleanze fittizie con il supporto del popolo in cui, come si visto nelle ultime elezioni, il partito che ha infine vinto è stato l’ASSENTEISMO con il 40% di assenze alle urne.

La presente nota non ha uno spirito “contrarius” anzi al contrario solo di costruzione. Perché il nostro Paese ha bisogno urgentemente di una Democrazia vera pura e sana, e nient’altro. Chiedo tanto…?


SIAMO POPOLO NON NEMICI!!!

giovedì 3 ottobre 2013

LA MANCANZA DI LEADERSHIP NELLA POLITICA ARGENTINA

di JUAN ANIBAL GOMEZ – FONDATORE E COORDINATORE MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION, FORO SEGURIDAD URBANA, RED AMPARO, DIRIGENTE COMUNALE, POLITICO E SOCIALE, EX VETERANO DELLE MALVINAS, CANDIDATO A SENATORE 1° SUPPLENTE

Traduzione di Francesca Maria  - MP3 Italia - Portavoce italiana di Juan Anibal Gomez e del MP3




C’è un vecchio proverbio che dice “per essere leader, bisogna nascere leader”, ma c’è anche il cristiano insegnamento di vita che ci dice “Dio non sceglie chi è capace ma rende capace chi sceglie”, questo ci dimostra chiaramente la contrapposizione tra le due affermazioni che, dopo un’attenta analisi, considero entrambe vere perché, in entrambe, c’è la capacità di Dio di creare leader naturali o circostanziali.

In questo concetto desidero esprimere la mia esperienza, tanto personale come professionale nell’ambito del Marketing, considerando il mio percorso in imprese molto importanti dell’Argentina, in quanto direttore commerciale marketing di alcune di esse, sia nella formazione dei quadri di vendita di diversi generi, sia nella vendita diretta di beni materiali e immateriali. Come sappiamo, nella vendita di prodotti materiali, il successo di vendita è dato per il 20% dal venditore, e per l’80% dal prodotto, mentre al contrario, il successo di vendita di prodotti immateriali è dato per l’80% dal venditore, e per il 20% dal prodotto. Questa differenza non solo sottolinea l’importanza della formazione nell’applicazione di tecniche adeguate, per ottenere un maggior profitto tanto per il venditore, quanto per il giro d’affari commerciale globale, ma formula anche la capacità di leadership dei suddetti gruppi di vendita.

Rapportato alla politica attuale del nostro Paese, osserviamo che la maggiore incapacità di quasi tutti i partiti politici (fatta eccezione per quelli di sinistra in Argentina), è la loro mancanza di sostegno all’istruzione e alla formazione dei nuovi leader, inoltre, approfondendo l’indagine, si osserva una chiara intenzione di non costruire politicamente e ideologicamente, i quadri piramidali, che sono la base del sostentamento di ogni partito, per la formazione di base così come quella dei dogmi politici. Per questo durante il periodo elettorale si osserva la caccia disperata a personaggi famosi, senza interesse alcuno per il loro credo religioso o pensiero politico, trasmettendo questo carattere alla cittadinanza che invece non va mai sottovalutata, perché a fior di pelle sente e va oltre l’informazione che le viene data e la rapporta alla situazione attuale che nessuno considera.

Per questi motivi, voglio esprime i condizionamenti che deve avere un leader, una volta arrivato in politica. Il primo passo che deve fare chi vuole essere leader è quello di imparare, di essere cosciente nel pieno equilibro tra pensiero e azione, perché è questo l’elemento chiave per sviluppare la leadership personale. La storia termina con la tappa più evoluta che è quella della leadership interpersonale: il servizio verso gli altri, situazione che sembra facile, ma che Juan Domingo Peròn ha espresso in diversi momenti con diverse frasi, come ad esempio che per essere leader del popolo, bisogna nascere dal popolo per sentire il proprio popolo, perciò non possiamo essere leader se per primo non abbiamo la capacità di guidare noi stessi, con la piena facoltà di servire il popolo, sia nelle sue necessità che nel suo sentimento, cosa che naturalmente non si osserva in molti leader politici attuali.

La leadership personale si ottiene quando la persona intraprende questo cammino lavorando sulla propria autostima, creatività, visione, equilibrio e capacità d’apprendimento. La leadership interpersonale si ottiene posteriormente, quando la persona domina la comunicazione, quando impara a dirigere altre persone e a introdurle al potere, a lavorare in squadra e a servire i propri seguaci.

La leadership è un cammino a spirale che va da dentro verso fuori. Se un lago che alimenta un fiume non è profondo, se ha poca acqua, il fiume non potrà irrigare i campi che quindi non potranno essere né coltivati né mietuti. Allo stesso modo se la persona non ha un livello di profondità interiore, non potrà né edificare una leadership costruttiva né far crescere le persone che la seguono. Tutto quello che ho espresso è importante per ottenere una leadership sociale, alcuni specialisti di marketing esigerebbero un linguaggio specifico dell’ambiente, e questo è proprio la frase con cui abbiamo iniziato la nostra nota “per essere leader, bisogna nascere leader”, ma la vita cristiana ci dice anche “Dio non sceglie chi è capace ma rende capace chi sceglie”, a tutto questo deve aggiungersi il sentimento, in cui il sentire a fior di pelle le necessità così come le risposte che bisogna dare al popolo, così come il rispetto, la sua considerazione senza mai sottovalutarlo, ed essere preparati per essere leader… adesso dobbiamo solo cercarlo…

Questa è la mia posizione personale, e va oltre il rispetto per le altrui affermazioni, la mia conclusione infatti è stata dettata dall’esperienza, una materia che sembra dare fastidio agli ignoranti che sono leader circostanziali, formati in maniera effimera a causa della loro arroganza e superbia, quando invece un leader non deve mai smettere di imparare, per sviluppare il proprio equilibrio e armonia, per scegliere il giusto cammino grazie alla saggezza divina che Dio ci dona attraverso il tempo.


sabato 17 agosto 2013

17 AGOSTO FESTA DI JOSE' DE SAN MARTIN, PADRE DELL'ARGENTINA



"LA BIBLIOTECA DESTINATA ALL'EDUCAZIONE UNIVERSALE 
E' PIU' POTENTE DEI NOSTRI ESERCITI " 

"QUANDO LA PATRIA E' IN PERICOLO, TUTTO E' CONCESSO TRANNE
NON DIFENDERLA"

JOSE' DE SAN MARTIN 




mercoledì 7 agosto 2013

IL MANUALE DEL PERONISTA



PIANO DI RECUPERO DEL PERONISMO

SPECIALE PER IL MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION E PER I COMPAGNI – 
STORIA DEL LASCITO DI PERON, PER ATTUALIZZARE E RECUPERARE IL VERO PERONISMO

IL MANUALE DEL PERONISTA

Riassunto di:  JOSE MARIA DI GIORNO


Con questo titolo, il Consiglio Superiore Esecutivo del nascente Partito Peronista pubblicò nel 1948 il “Manuale del Peronista” nella cui introduzione il Generale Peròn definiva i punti da seguire.

Un esemplare di questo manuale fa parte della mostra itinerante “Peròn: ieri, oggi, domani” che metto orgogliosamente a disposizione di tutti coloro che desiderano riscoprire documenti, pubblicazioni e riproduzioni pubblicitarie della storia del Peronismo.

Passando in rassegna il materiale, per i motivi illustrati più in basso, ho deciso di riprodurre parte dello scritto, prendendone i seguenti punti:

            1)   Una sintesi della dottrina peronista che deve essere infusa nella massa e nei dirigenti (titolo 1)
            2)   La teoria del Movimento Peronista in:
 a)   Teoria dell’organizzazione che comprende i grandi principi che reggono il regime organico del movimento e che vanno sotto il titolo di “direttive del Generale Peròn” e che comprendono tutto il titolo 2;
 b) Teoria della conduzione che, non potendo rientrare nel Manuale del Peronista date le caratteristiche che la conduzione impone, è stata lasciata per essere trattata in corsi di formazione per la massa e i dirigenti
             3)  Le “forme esecutive” che comprendono il titolo 3 e trattano di tutto ciò che concerne il           regime organico e funzionale del movimento come partito politico.

      Nella sua presentazione il Generale scrisse: “Per essere peronista non è sufficiente far parte del nostro movimento; non è sufficiente essere eletti per una funzione all’interno dello stesso; non è sufficiente né dirlo né che lo dica la maggioranza. Ma è necessario ed imprescindibile sentirlo profondamente”

In questa nota trascriviamo i concetti del partito politico del Manuale e i requisiti per l’inserimento e l’adesione al Partito.

“Questa elezione viene in un momento in cui le organizzazioni politiche costituite, che sono i partiti, stanno attraversando una crisi quasi terminale, trascinandosi dietro il sostentamento di base della stabilità istituzionale del Paese”

“Diverse le opzioni sperimentate: organizzazioni sociali (di grande importanza per l’integrazione dei diversi settori della comunità), costruzione di spazi, messianismi individuali, fronti poliedrici, alleanze congiunturali; rappresentano tutte varianti che ad ogni modo non sono in grado di supplire al ruolo dei partiti come sostentamento reale, integrativo e legittimo del sistema democratico”

“La non osservanza dei principi costituitivi, nell’ordine delle idee e dell’organizzazione, ha fatto in modo che i partiti si auto immolassero provocando da sé il proprio sterminio, situazione che ha portato alle alternative menzionate, tutte di per sé insufficienti per la loro stessa natura”

“Queste alternative, effimere, sono incapaci di sostenere nel tempo le proposte e i principi di cui sono carenti e che inoltre eludono per ottenere i risultati elettorali che gli permettano di accedere a spazi di potere, dei quali in seguito proveranno alcune costruzioni, vere e proprie caricature delle organizzazioni politiche”

I paragrafi in grassetto hanno lo scopo di contrassegnare i concetti che hanno richiamato la mia attenzione, in funzione di poter tracciare un parallelo tra gli insegnamenti di Peròn e le forme partitocratiche del presente.

Continuando, trascriviamo due parti del Manuale del Peronista:

                                      a)  Definizione di Partito Politico
                                      b)  Requisiti per gli iscritti

Queste due parti hanno l’intenzione di permettere al lettore di comparare quanto esposto con la metodologia attuale e, analogamente, di permettere ai membri del partito Peronista (di cui faccio parte) di rinfrescare alcuni concetti e direttive perché possano aiutare dall’interno il raffinamento della politica.

PARTITO POLITICO

(pagg.  89-90 e 91 del Manuale)

      1) La politica è un’attività che va raffinata ed in seguito infusa a tutti i cittadini perché si pongano al servizio della Nazione.
      2) A forza di distorcere la politica si è arrivati al punto in cui nominarla è diventato quasi come pronunciare una parolaccia, mentre dovrebbe essere la parola più bella in bocca al cittadino (nota: ricordare l’anno 1948).
      3) Per realizzare ciò che la politica dovrebbe essere, bisogna raffinarla, perché è stata svilita durante una lunga attività di politicanti, non di politici.
      4) La politica è un mezzo e non un fine. E’ un mezzo per avere la possibilità di realizzare il bene pubblico, con uomini capaci e organizzazioni efficienti.
      5) Per questo, un partito politico è solo lo strumento della politica e deve considerare la sua lotta all’interno del panorama nazionale, orientata al bene della Nazione e non fine a sé stessa.
      6) Bisogna pensare che un partito politico è soltanto un mezzo e che di conseguenza non è possibile attuare al suo interno niente che possa danneggiare la Nazione a beneficio del partito.
      7)  Tutto ciò che si fa per danneggiare la Nazione comporta il sacrificio di essa a vantaggio del partito, che è l’esatto contrario di ciò che invece va perseguito. E’ il partito che deve sacrificare tutto per il bene della Nazione. Questa affermazione è solita stare in ogni bocca, ma non in ogni cuore.
       8) Il Partito Peronista costituisce un movimento al quale aderiscono uomini da ogni parte che pensano e sentono come noi.
       9) Il Partito Peronista è nato come movimento reale ed effettivo, come un mezzo il cui fine è la Nazione, con tutte le basi che un movimento politico deve avere e con tutto lo sviluppo e le creazioni che un movimento politico deve realizzare.

COSTITUZIONE DEL PARTITO

GLI ISCRITTI

(pag. 129 e seguenti del Manuale)

E’ membro del Partito Peronista il cittadino argentino nativo o naturalizzato che gode in pieno dei suoi diritti, che sollecita ed ottiene l’iscrizione nei registri di partito.

Requisiti per iscriversi:

        a) Non essere iscritto ad altri partiti
        b) Avere un mestiere, una professione o un’occupazione onesta e mezzi di vita leciti
        c) Non essere perseguiti a livello legale o regolamentare
        d) Sollecitare personalmente l’iscrizione nell’unità territoriale giurisdizionale in cui si risiede legalmente
        e) Riempire e firmare la scheda in quadruplice copia

Obblighi dell’iscritto:

         a) Conoscere e divulgare la dottrina e il programma del partito
         b) Osservare e far osservare le norme legali e regolamentari del partito
         c) Dare esempio di subordinazione, lealtà e disciplina
         d) Essere responsabile del partito, il che equivale a dargli prestigio, convertendosi in un ardente difensore e propagandista dello stesso, facendo conoscere le sue finalità e le idee che lo guidano
         e) Ostacolare le opinioni distorte, contrastare le critiche, evitare e agire contro l’intrigo
         f) Votare in tutte le elezioni interne collegate alla giurisdizione a cui si è iscritti
         g) Votare i candidati del partito in tutte le elezioni nazionali, provinciali o comunali
         h) Collaborare ed assistere agli atti realizzati dal partito
          i)   Assolvere ai compiti commissionati dalle autorità del partito, salvo in caso di impossibilità materiale debitamente giustificata
          j) Assistere ai corsi di formazione e alle conferenze che insegnano i rispettivi programmi
          k) Rendere conto del cambio di domicilio
          l)   Contribuire con la quota mensile pari ad un peso della moneta nazionale, salvo impossibilità materiale debitamente comprovata.
Gli iscritti che occupano incarichi pubblici contribuiranno con un’unica donazione mensile obbligatoria pari al 5% della loro remunerazione.

In funzione dello spirito che ha originato questa nota, trascriveremo i motivi della perdita dell’affiliazione:

Perdita dell’affiliazione

art. 11 (pag. 136 del Manuale)
           a) Interdizione elettorale
           b) Smettere di compiere gli obblighi imposti da questo regolamento
           c) Iscriversi a un altro partito
           d) Modificare direttamente o indirettamente, falsificare, cancellare o screditare qualcuno o tutti i candidati ufficiali
           e) Istigare o fare brogli elettorali
           f) Trasgredire i principi di unità e di sana convivenza dei partiti
           g) Essere contemporaneamente iscritto a due o più unità territoriali
           h) Appropriarsi o rifiutarsi di restituire documenti o valori appartenenti al partito, senza che l'azione venga poi perseguita dalla giustizia 
           i) Non condurre una vita onesta

In questa nota, riconfermando ciò che abbiamo detto all’inizio, non abbiamo la pretensione di fare un saggio politico ma bensì l’intenzione di offrire uno strumento forse andato perso nel tempo, perché serva da guida a tutti quelli che partecipano alla vita politica, e, con la certezza di non essere innovativi, quella di riprendere alcuni principi che sono stati trascurati e lasciati in secondo piano.



Contributo di JUAN ANIBAL GOMEZ – FONDATORE E COORDINATORE MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION, FORO SEGURIDAD URBANA, RED AMPARO, DIRIGENTE COMUNALE, POLITICO E SOCIALE, EX VETERANO DELLE MALVINAS

Traduzione dall’argentino a cura di FRANCESCA MARIA  – PORTAVOCE ITALIANA DI JUAN ANIBAL GOMEZ E DEL MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION